IL DECLINO DELL'OCCIDENTE
06 luglio 2024

NESSUNA PACE A KIEV FINCHÉ SI IGNORANO I DIRITTI DEI RUSSOFONI


INTERVISTA A NICOLAI PETRO



Professore di Scienze politiche alla University of Rhode Island negli USA, Nicolai Petro è stato consigliere di George Bush (senior), per le politiche con l’Urss. Di madre tedesca e padre russo, nel dopoguerra emigrati negli USA, Petro si è interessato per oltre dieci anni alla politica ucraina, visitando il Paese quasi ogni anno per almeno un mese, e due volte per un anno intero. Da ragazzo ha vissuto e studiato 5 anni in Italia, e conosce perfettamente la nostra lingua. Fondatore del “Centro di studi della Russia contemporanea”, nel 2023 il professore ha pubblicato un libro dal curioso titolo «The Tragedy of Ukraine - What classical Greek tragedy can teach us about conflict resolution».


Professore, come tutti noi, anche lei ritiene illegittima l'invasione russa in Ucraina del 2022, e comprende che le cause siano da ricercarsi, dopo il colpo di Stato del 2014, nella ascesa del nazionalismo ucraino pervaso da forte sentimento anti-russo. Nel suo libro lei insiste molto sul ruolo che ha la “Tragedia” nella storia dell’Uomo. Ci spiega brevemente?


«Il termine "tragedia" oggi ha una connotazione negativa. Nell'Atene classica, tuttavia, si pensava che avesse una funzione terapeutica e curativa. Consentiva agli ateniesi di affrontare e superare le loro paure e i loro odi più profondi attraverso un processo di catarsi, un cambiamento del cuore. Secondo il sociologo Raymond Williams, "la tragedia non risiede nel destino individuale, ma nella condizione generale di un popolo che si riduce o si distrugge perché non è consapevole della propria vera condizione". E si tratta di una condizione che riflette l’incapacità di riconoscere ciò che il politologo Hans J. Morgenthau definiva "la fragilità della ragione umana, trasportata dalle onde della passione", una fragilità comune a tutti gli uomini: greci e persiani, americani e russi. Una di queste fragilità è l'ossessione per la giustizia – spesso confusa con la vendetta – che ci rende incapaci di vedere la compassione necessaria per tenere unita la società e curarne le ferite. Nel V secolo a.C., la rappresentazione della tragedia divenne una componente essenziale del discorso civico ateniese: insegnava ai cittadini come affrontare le crisi politiche e sociali del momento. Il recupero di questa visione potrebbe avere importanti implicazioni per l'Ucraina».


Insomma, la rappresentazione tragica come terapia. Ma oggi non siamo nell’antica Grecia…


«La Polis ateniese era abbastanza piccola da coinvolgere i cittadini in questi rituali civici. Oggi è diverso. Un processo analogo, tuttavia, esiste da più di quarant'anni, ed è stato attuato in oltre 50 Paesi: le “Commissioni per la verità e la riconciliazione” che, come le celebrazioni Dionisiache di un tempo, cercano di sanare un profondo trauma sociale e portare alla riconciliazione sociale. Per esempio, le Commissioni hanno lavorato per trasformare il Sudafrica, il Guatemala e la Spagna. In Sudafrica, la Chiesa anglicana (e l'arcivescovo Desmond Tutu in particolare), hanno svolto un ruolo chiave nel trasformare una situazione che era irta di potenziali punizioni violente dopo la fine dell'Apartheid in una salutare situazione di perdono. In Guatemala, la commissione (nota a livello locale come “Commissione di chiarimento storico”) ha contribuito a promuovere una discussione nazionale sulla controversa storia del genocidio del Paese, nonostante la riluttanza del governo militare. In Spagna, il patto tra i partiti politici del Paese per dimenticare letteralmente il passato (Pacto de Olvido) ha dato il tempo alle nuove istituzioni democratiche di emergere».


Quindi una Commissione per la verità e la riconciliazione anche per l'Ucraina?


«Sì. In Ucraina, decenni di politiche nazionalistiche hanno diviso gli ucraini orientali e occidentali su questioni di lingua, religione e appartenenza culturale. Un tragico ciclo alimentato dalle narrazioni distruttive che ciascuna parte racconta dell'altra, utilizzate poi per promuovere il conflitto in nome della giustizia. Intrappolate dalla determinazione a correggere le ingiustizie del passato, anziché impegnarsi nel dialogo, entrambe le parti hanno contribuito a perpetuare la loro reciproca tragedia».


Non c’è anche la tragedia della politica occidentale?


«L'attuale strategia occidentale in Ucraina non favorisce la pace perché non affronta gli aspetti essenziali del conflitto in corso. Non si occupa dei diritti dei russofoni in Ucraina. E non affronta il fallimento trentennale della creazione di un sistema di sicurezza paneuropeo che includa la Russia. Questa pensava che l'Occidente avesse accettato questo concetto nelle dichiarazioni finali del Vertice di Istanbul del 1999 e del Vertice di Astana del 2010, e si è sentita tradita quando è stata informata che quelle dichiarazioni non erano giuridicamente vincolanti. In questo contesto, la Russia considera minacciosa e intollerabile la decisione della Nato di espandersi verso Est ed escludendo la Russia».


Quale degli aspiranti alla Casa Bianca le sembra offrire maggiori speranze, e perché, per una soluzione rapida della crisi?


«Nessuno dei due. Entrambi mi sembrano gravemente disinformati sulla natura della crisi. Biden si dice convinto che Putin voglia ricostituire l’Urss e poi attaccare l’Europa. Questo differisce nettamente dagli obiettivi dichiarati di Putin, che chiede le garanzie: 1) che l’Ucraina rimarrà neutrale e non aderirà alla Nato, 2) che la Nato non trasformerà l’Ucraina in una testa di ponte armata anti-russa al suo confine e 3) che i diritti civili degli ucraini russofili siano protetti. Trump è altrettanto disinformato quando suggerisce che, se fosse lui presidente, la Russia non avrebbe osato invadere perché gli Stati Uniti l’avrebbero impoverita attraverso sanzioni economiche. In punto di fatto, però, sebbene tutte le sanzioni, l’anno scorso l’economia russa ha surclassato tutte le principali economie occidentali.


  

Crescita percentuale del Pil nelle principali economie occidentali e in Russia. [Fonte: Philipp Heimberger on X: "Russia's GDP growth was higher last year than in all G7 countries, and the IMF forecasts it will again in 2024. Germany with the lowest growth rates of all G7 countries: https://x.com/heimbergecon/status/1755181976972124417.


Nessuno dei due candidati sembra capire come funziona l’economia globale, quanto essa dipende dal libero scambio, e come le politiche attuali minano l’influenza dell’America nel mondo. Semplicemente non comprendono i vincoli imposti al potere degli Stati Uniti, e questo fatto da solo dovrebbe squalificarli per qualsiasi carica pubblica».


Come commenta la politica dei leader della Ue che, quasi all’unisono, si sono così compromessi contro la Russia? 


«Condivido il punto di vista dei critici che la vedono come un suicidio politico: 1) ha danneggiato strutturalmente le economie europee, che dipendevano dall’energia russa a basso costo; 2) ha minacciato la sicurezza dell’Europa, designando la Russia come un nemico da sconfiggere; 3) ha riarmato e rafforzato militarmente la Russia, allo stesso tempo stremando e indebolendo l’Ucraina; 4) ha consolidato e rafforzato il regime autoritario di Putin. Il fatto che questa politica sembra destinata a continuare sotto la prossima leadership della Ue e della Nato sembrerebbe una commedia di errori, se non fosse per le possibili conseguenze apocalittiche». 


Sulla crisi ucraina, che tipo di sostegno ha la Russia, se ne ha, da parte di altri Paesi asiatici (in particolare Cina e India), e che peso questo sostegno può avere sulla conclusione, in un modo o nell’altro, della crisi?


«Il Vertice di pace in Svizzera, ha mostrato quanto la percezione occidentale di questa crisi sia diversa da quella del Sud globale, guidato dai Paesi Brics. L’Occidente vuol porre fine alla guerra solo dopo che la Russia sia sconfitta, mentre tutti gli altri vogliono semplicemente porre fine alla guerra. L’impegno totale dell’Occidente aveva, all’inizio, incoraggiato molte nazioni a sostenerlo. Ora, sembra che sta accadendo il contrario. L’Occidente esaurirà le proprie risorse una volta che i Brics e il Sud globale, taciti sostenitori della Russia, si impegneranno pienamente nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. L’insistenza dell’Occidente nel trasformare questo conflitto regionale in una lotta globale sul destino dell’umanità rende inevitabile tale alleanza». 


Franco Battaglia













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