Ambientalismo
16 febbraio 2024

QUANTI DANNI DAI CLIMATOLOGI ALLA MODA EPRIVI DI SPIRITO CRITICO

DUE TIPI DI CLIMATOLOGI


Ci sono due tipi di climatologi. Quelli del primo tipo capiscono come funziona il metodo scientifico, sono consapevoli che quello climatico è il sistema più complesso che c’è e che la climatologia è ancora alla sua infanzia, sanno che la CO2 è il cibo delle piante, che quella antropica nulla ha a che fare col clima del pianeta e, comunque, sanno che un pianeta moderatamente più caldo è anche più gradevole. Quelli del secondo tipo non hanno capito cos’è il metodo scientifico, che il consenso scientifico deve essere un consenso tra fatti e non tra uomini, credono che la climatologia abbia detto tutto quel che aveva da dire («the science is settled», ripete a disco rotto Al Gore). Essi credono che la CO2 sia un inquinante, e rivelano una disarmante incompetenza non solo in chimica e fisica di base, ma anche in matematica e addirittura in aritmetica da scuola elementare: hanno difficoltà a comprendere i concetti di temperatura, di media (come abbiamo scritto in precedenza) e anche di percentuale (come scriviamo oggi). Per chi s’è perso il precedente articolo, fatemi rammentare sul concetto di temperatura media. 


La cosa importante da capire è che la media di una collezione di numeri dipende crucialmente dalla circostanza che si sta studiando, e deve avere la seguente proprietà: la circostanza deve restare inalterata quando i numeri della collezione sono sostituiti tutti con la loro media. Di medie ne esistono infinite (tipicamente, il valor medio è compreso fra il numero più piccolo e il numero più grande della collezione, ma non è necessario che sia così). Per esempio, se un circuito elettrico attraversato da una corrente elettrica di intensità I consta di varie resistenze diverse tra loro, la resistenza media potrebbe essere quella che dovrebbe sostituirsi a tutte le resistenze del circuito in modo che esse, ora tutte uguali tra loro, producano quella intensità I. Orbene, se le resistenze sono collegate in serie, la resistenza media si ottiene facendo la media aritmetica delle resistenze; se queste sono collegate in parallelo, la resistenza media si ottiene facendo la media armonica. La media da eseguire lo decide la fisica in questione (in questo caso la legge di Ohm). 


Ora, nel caso delle temperature registrate per decine di anni nelle migliaia di stazioni meteorologiche sparse nel pianeta, la fisica non dà alcun indizio per decidere come calcolare quel loro valor medio rappresentativo del clima del pianeta. La decisione è però cruciale perché medie diverse forniscono variazioni climatiche diverse: riscaldamento, rinfrescamento, o clima stabile a seconda della media che si effettua sui dati. Inoltre, certamente va esclusa la media aritmetica: per eseguire questa media bisogna sommare i valori della temperatura, ma la temperatura è una grandezza intensiva e sommare i valori di tal tipo di grandezza è una cosa priva di alcun senso. Orbene: i climatologi del secondo tipo fanno le medie aritmetiche dei dati! 


Appena hanno letto il nostro articolo, alcuni di costoro sono entrati in una confusione che si è presto trasformata in panico. In mancanza di argomenti, prima si sono esibiti in insulti, secondo i quali io sarei «in stato di delirio». Alla fine, resosi forse conto che gli insulti non sono la migliore delle argomentazioni, non sapendo che pesci pigliare han chiesto soccorso ad uno che essi stessi hanno definito «uno dei massimi esperti delle serie storiche delle temperature italiane», tale prof. Maurizio Maugeri, chiedendogli un commento. Ma il buon professore non è stato in grado di fornire alcuna risposta alle considerazioni da me avanzate se non bollandole come «assurde». Egli aggrava le cose correggendomi ove io scrivevo di «temperature» mentre invece avrei dovuto scrivere di «anomalie». Queste ultime sono le variazioni rispetto ad un valor medio di riferimento, che è calcolato mediando su trent’anni. Le cose sono aggravate perché così facendo si calcolano medie di numeri che sono piccole differenze tra numeri grandi: come calcolare la media delle altezze degli uomini misurando queste ultime dalla differenza tra le distanze dei loro piedi e della loro testa dalla Luna. In ogni caso, le medie che costoro calcolano sono quelle aritmetiche e il professore non ha saputo dire perché. 


E veniamo alle percentuali. Mi segnalano che l’Unità del 13 febbraio intervista un altro esperto climatologo del secondo tipo, tale prof. Giorgio Budillon, al cospetto del cui curriculum tutti gli altri impallidiscono. Domanda: «Professore, quanti gradi siamo sopra la media?». Anziché rispondere che la domanda è priva di senso per le ragioni dette sopra, il professore risponde: «Siamo sopra di 1 grado, che non è affatto poco come potrebbe sembrare perché 1 grado è il 10% della temperatura media della Terra, che è dell’ordine di 10 gradi». 


Il buon professor Budillon non sembra comprendere che quella percentuale non può calcolarla usando le unità celsius, perché queste dipendono da uno zero arbitrario di temperatura, cioè il valore che essa ha quando il ghiaccio fonde. Usando unità fahrenheit, la temperatura media della Terra sarebbe 50, il riscaldamento allarmante sarebbe 9/5 e il professore calcolerebbe una variazione percentuale del 3.6%. Per calcolare l’aumento percentuale di temperatura bisogna usare l’unità kelvin (che ha uno zero assoluto). In questo caso, il riscaldamento allarmante sarebbe 1 (come coi celsius), la temperatura media della Terra sarebbe 300 (o poco meno), e la variazione percentuale risulterebbe 0.34%. I climatologi del primo tipo direbbero invece: la Terra subisce variazioni di temperatura che coprono un intervallo (in celsius, per esempio) di 100 gradi (da –50 ai Poli a +50 all’Equatore); un riscaldamento di 1 celsius (ove mai fosse reale e con tutti i caveat detti sopra sul significato di codesto riscaldamento) comporta una insignificante fluttuazione dell’1%, un valore, questo, indipendente dalle unità usate.


Una cosa che devo ancora capire è perché mai i potenti del mondo occidentale pendano dalle labbra dei climatologi del secondo tipo, la cui portavoce – la professoressa Greta Thunberg – è stata ricevuta in pompa magna all’Onu, e dai capi di Stato di mezzo mondo, Ursula von der Leyen e Sergio Mattarella compresi.


Franco Battaglia










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