Ambientalismo
02 giugno 2023

REFERENDUM IN SVIZZERA. DERIVA VERDE. BERNA RISCHIA L'AUTOGOL

SVIZZERA


Il Consiglio Federale e il Parlamento svizzeri non stanno raccontando la verità ai loro cittadini. La legge federale del 30 settembre 2022 che hanno approntato e che il prossimo mese di giugno sarà sottoposta a referendum è infatti un capolavoro di acrobatiche inesattezze. Vediamo perché.


La legge comincia con l’osservazione che i 2/3 dell’energia consumata dagli svizzeri è importata, e vorrebbero ridurre quelle importazioni. Inoltre, siccome le importazioni sono essenzialmente petrolio e gas naturale – che producono CO2 – vorrebbero con quella legge ottenere anche la riduzione delle emissioni di CO2 che, a loro dire, sarebbe un gas climalterante. Con quella legge i contribuenti svizzeri accettano che vi sia «orientamento dei flussi finanziari verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra» (art. 1 della legge).


La Svizzera ha provato a ridurre le proprie emissioni, e hanno avuto successo nel settore della produzione (rispetto ai livelli del 1990 le hanno ridotte del 20%). Ma c’è un ma, anzi due ma.

  1. Le emissioni svizzere sono lo 0.1% di quelle del resto del mondo, ma nello stesso intervallo temporale, il mondo le ha aumentate del 60%.

Figura 1. Emissioni di CO2 della Svizzera e del mondo dal 1990 a oggi. 


  1. La riduzione delle emissioni della Svizzera sono state, di fatto, una burla: per ridurre le proprie emissioni la Svizzera ha ridotto la produzione in casa dei beni che le danno benessere, ma l’ha delocalizzata all’estero, cosicché, di fatto, globalmente, la Svizzera ha aumentato le proprie emissioni del 20%. Insomma emettono altrove il doppio di ciò che hanno evitato di emettere nei cieli di Berna.

Figura 2. Rispetto al 1990, la Svizzera ha globalmente aumentato le proprie emissioni di oltre il 20%: emette altrove il doppio di quanto ha evitato di emettere in casa.


Dobbiamo anche osservare che la Svizzera praticamente non produce CO2 dal settore elettrico, visto che oltre il 90% dei consumi elettrici vengono dall’idroelettrico (61%) e nucleare (31%). Il contributo elettrico da carbone e gas è nullo e v’è solo un piccolo contributo da olio combustibile (meno del 4%). Peraltro per colpa dell’errore commesso con la sciocca decisione di chiudere la centrale nucleare di Mühleberg.


Figura 3. Mix elettrico della Svizzera.

Allora i settori interessati dai propositi della legge sarebbero solo quelli dei trasporti e del riscaldamento degli edifici. Come si possa intervenire nel settore dei trasporti non si sa, e infatti sul punto la legge è abbastanza ambigua. Essa, invece, pone molta attenzione al settore del riscaldamento degli edifici. A questo proposito straparlano di «pompe di calore con sonda geotermica». L’unica cosa di pomposo è il richiamo alla geotermia. Vediamo di cosa si tratta in realtà.


Un sistema di rinfrescamento a pompa di calore estrae calore dalla vostra casa e lo re-immette nell’ambiente esterno, che d’estate ha una temperatura di, poniamo, 30 gradi. Se lo reimmettesse in profondità nel terreno (dove la temperatura è più fresca di quella dell’aria alla superficie, tipicamente dell’ordine di 10 gradi alle profondità considerate in questi impianti) il sistema sarebbe leggermente più efficiente. Parimenti, un sistema di riscaldamento a pompa di calore assorbe calore dall’ambiente esterno, che d’inverno ha una temperatura di, poniamo, zero gradi. Se lo assorbisse in profondità nel terreno, dove la temperatura è, come detto, di circa 10 gradi, il sistema sarebbe, ancora una volta, leggermente più efficiente. 


La parola-chiave è “leggermente”: agli Svizzeri si sta prospettando una costosissima montagna per partorire un topolino. Sarebbe molto più efficiente e meno costoso se installassero un paio di nuovi reattori nucleari e riscaldassero gli ambienti con ordinari termo (ad acqua o, meglio, ad olio) alimentati dall’elettricità dei reattori nucleari che suggerisco loro di costruire.


Nelle intenzioni di chi propone il referendum, si vorrebbe aumentare la produzione elettrica da fotovoltaico. Ma in Svizzera un impianto fotovoltaico che produca 1 GW elettrico richiede un impegno economico dell’ordine di 16 miliardi, mentre un reattore nucleare che produce 1 GW elettrico ha costi dell’ordine di 3-4 miliardi. Inoltre, quella da fotovoltaico è energia di bassa qualità (è prodotta solo quando brilla il sole), quella da nucleare è energia elettrica pregiata (prodotta quando decidono gli svizzeri, anche H24). Inoltre, gli impianti nucleari hanno una vita di 60 anni, quelli fotovoltaici meno di 30 (più vicino a 20). 


Infine, le argomentazioni dei proponenti il referendum sono molto deboli. Primo, promuovono la de-carbonizzazione perché, lamentano che – cito testuale – «in Svizzera le temperature sono aumentate oltre la media globale». Ma, così fosse, la cosa significa che in altre parti del mondo devono essere diminuite rispetto alla media globale, il che rende priva di fondamento la preoccupazione da global warming. Secondo, esortano «la comunità internazionale ad agire»: e fanno bene, perché senza un’azione globale ogni sforzo di chi agisce è inutile. In particolare, lo sarebbe quello della Svizzera, che emette l’1 per mille delle emissioni globali. Comunque, due giganti della comunità internazionale – India e Cina – non hanno alcuna intenzione ad agire. Infine, lamentano che le emissioni pro-capite della Svizzera sono tra le più alte al mondo: la cosa significa che il benessere del cittadino Svizzero è, in media, superiore a quello della media mondiale, ma essendo gli Svizzeri pochi, il loro impatto è comunque irrilevante: l’1 per mille, appunto.


In conclusione, se gli Svizzeri fan passare il referendum in giugno, si saranno dati una bella zappata ai piedi da soli.


Franco Battaglia

Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 2 giugno 2023








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