Ambientalismo
19 maggio 2023

QUI DILUVIA DA SEMPRE E L'IDEOLOGIA VERDE È DANNOSA
Ma quali cappotti termici e auto elettriche: si usino le risorse per raccogliere l'acqua piovana e convogliarla dove serve


INONDAZIONI

Se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Parlo dei Verdi: stare in loro compagnia è esilarante e, come sappiamo, il riso fa buon sangue. Anche nei momenti di tragedia – come quelli che hanno colpito la Romagna in questi giorni – riescono a strapparci, più che il sorriso, l’incontenibile voglia di ridere. Secondo loro, per evitare che succedano le inondazioni come quelle che hanno, oggi, colpito la Romagna, e anche per evitare le siccità, come quelle che hanno poche settimane fa colpito il Piemonte, vi sarebbe una soluzione che ripetono da quando son nati: bisogna realizzare la transizione energetica e soddisfare il nostro fabbisogno energetico al 100% con l’energia dal sole. La cosa è impossibile, per ragioni tecniche che essi non riescono a comprendere, ma è, questo, il sole che ride, da mezzo secolo promesso ma mai mantenuto per colpa, dicono loro di non meglio specificate  forze del male, che io chiamo leggi della fisica.


Dicono i Verdi: la colpa della siccità e delle inondazioni è l’immissione in atmosfera di CO2, in conseguenza dell’uso che facciamo di carbone, petrolio e gas. Smettiamo di usarli e non avremo più questi fenomeni meteo estremi. Che, dicono loro, sono oggi più frequenti di una volta, come dimostra il fatto che ne abbiamo avuti ben due a ridosso l’uno dall’altro, con ciò rivelando una personalissima concezione della statistica. 


Senza andare ai tempi di Noè, che dovette affrontare un evento la cui origine solo i Verdi conoscono, costoro dovrebbero guardare le serie storiche delle inondazioni in Italia e nel mondo: scoprirebbero che nulla c’è di diverso oggi dal passato sia per frequenza che per intensità. Restando in Italia, nel settembre 1557, a Palermo, ci fu una inondazione che causò 7000 morti e, a distanza di pochi giorni, Firenze ne subiva un’altra simile a quella, più vicina a noi, del 1966. Ma, quasi contemporaneamente a quest’ultima (quando a Firenze perirono in 50), ce ne fu un’altra che causò l’esondazione di tutti i fiumi del bacino dell’Adige, 90 morti e, a Venezia, un’acqua alta di 2 metri. E nell’autunno del 1951, in Calabria, caddero in soli 4 giorni 1800 mm di pioggia (quasi il doppio di quanti, solitamente, cadono in un anno in Romagna), con conseguenze fatali per 70 persone, oltre che 6700 tra sfollati e senzatetto; ma, a distanza di pochi giorni, straripava il Po e i suoi affluenti, sommergendo la provincia di Rovigo e causando 100 morti.


I Verdi ci dicono che per evitare queste cose bisogna mettere i cappotti alle case, dotarci di auto elettriche, installare impianti fotovoltaici ed eolici. La cosa, dicevo, suscita ilarità, e solo per questo fa bene. Ma non so quanto abbiano voglia di ridere i disgraziati che hanno subìto le disgrazie di un clima che è stato, sempre, capriccioso e, ogni tanto, è devastante.


In Italia piovono ogni anno 200 chilometri cubi d’acqua, ma il fabbisogno del Paese si attesta a soli 20, la metà dei quali per l’agricoltura e il resto per gli usi industriali e civili. Per l’uso personale ne sono usati solo 2, cosicché chiudere il rubinetto mentre spazzoliamo i denti è solo un superstizioso rito pagano invocato da chi si rifiuta di usare l’aritmetica, una disciplina, che, a quanto pare, causa l’orticaria agli ambientalisti. 


 Il denaro del Pnrr dovrebbe allora essere tolto dalle voci “transizione energetica”. Perché la transizione energetica verso le rinnovabili è: primo, impossibile, poi, indesiderabile e, infine, priva di alcuna conseguenza sugli eventi meteo sgraditi. E dovrebbe essere invece allocato alla voce governo delle acque e, in particolare, alla creazione di invasi in alta montagna, che è dove si ha il maggior contributo di precipitazioni. Bloccare le acque lì in alto avrebbe tre benefìci: 1) raccogliere acqua e averla così pronta da distribuire, per semplice gravità, alle attività che la richiedono, principalmente quelle agricole; 2) ridurre le disastrose piene; 3) evitare che preziosa acqua vada sprecata in mare. 


Bisogna essere consapevoli che finché si continua a dar credito al verdume ambientalista, ai bambini seguaci di Greta, agli imbrattatori di Ultima generazione, nulla di buono ce ne verrà. 


Franco Battaglia








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