Ambientalismo
14 marzo 2023

SE AZZERIAMO I COMBUSTIBILI FOSSILI NON SI POTRANNO PIÙ COLTIVARE I CAMPI

ZERO EMISSIONI


Con tanto verde nel cuore ma pochi studi nel cervello, chi sta governando il mondo occidentale promuove politiche vagheggianti emissioni-zero nell’arco di pochi lustri – al 2050, dicono. 


Dicono che la scelta è resa necessaria per evitare eventi meteorologici estremi. Ma l’evidenza dei fatti è che nel corso degli ultimi 2 secoli tali eventi non sono aumentati, né per numero né per intensità. E, anzi, sembrano essere diminuiti: per esempio, negli ottant’anni 1850-1930 l’America fu colpita da 149 uragani, di cui 10 di forza 4, mentre negli ottant’anni 1930-2010 fu colpita da 135 uragani, di cui 8 di forza 4. Dicono che è aumentato il valore monetario dei danni da eventi estremi, ma non tengono conto né dell’inflazione né dell’urbanizzazione: 1) danni per 100 milioni del 1970 sono, oggi, danni da 2 miliardi; e 2) un uragano di forza 4 in un’area che un tempo era spopolata crea minori danni di un uragano di forza 2 se la stessa area s’è nel frattempo urbanizzata.


Dicono che i modelli al calcolatore attribuiscono alle emissioni umane il riscaldamento globale cominciato nella seconda metà del secolo scorso. Senonché, all’inizio della seconda metà del secolo scorso non vi fu alcun riscaldamento ma piuttosto – cominciato nel 1940 e perdurato fino al 1980 – vi fu un rinfrescamento globale e, lo stesso, nei 15 anni successivi al 1999 non s’è osservato alcun riscaldamento globale. In una parola: i modelli climatici sono sbagliati. Nulla di strano: il sistema climatico è forse il sistema più complesso che ci sia, e farne un modello matematico con una precisione del decimo di grado sulle temperature è una colossale impresa.


Dicono che v’è consenso tra gli scienziati. Ma quello del consenso, ammesso che sia vero – e non è vero – non è un argomento per sostenere la validità di una affermazione. A questo scopo servono solo i fatti. Il metodo scientifico è molto semplice da formulare: un parere è sostenuto dai fatti? Se la risposta è no, il parere va rigettato.


Dicono che è l’Ipcc, organismo scientifico dell’Onu, che ha decretato la necessità della de-carbonizzazione. Ma la narrativa dell’Ipcc raccontata dai media è quella riscritta dai burocrati governativi, non quella dai rapporti degli scienziati. Non è una mia opinione, ma una regola dell’Ipcc, che recita: «Tutti i Rapporti riassuntivi per i responsabili politici devono essere approvati, rigo per rigo, dai rappresentanti governativi». 


Dicono che la CO2 è un inquinante, mentre essa è (assieme all’acqua e alla radiazione solare) un costituente essenziale della vita. Al 2050 ci sarà in atmosfera mezzo litro di CO2 ogni 1000 litri d’aria, e per il 2100 quel mezzo litro potrebbe diventare 1 litro, cosa che comporterà una produzione di cibo aumentata di oltre il 50%. Inoltre, rinunciare all’uso dei combustibili fossili significa negarsi la produzione di fertilizzanti e fitofarmaci: se così sarà, milioni di esseri umani moriranno di fame. 


Si immagini per un attimo se questa insano proposito fosse stato deciso nel 1800. In quegli anni l’America aveva 30 milioni di abitanti e 4 milioni di schiavi. Questi si sono affrancati dalla loro condizione proprio grazie alle tecnologie che, usando carbone, prima, e, più tardi petrolio e, infine, gas naturale, hanno fornito energia abbondante e a buon mercato. E i fertilizzanti e i fitofarmaci hanno fornito il cibo che ha sfamato una popolazione mondiale che da meno di 1 miliardo è cresciuta fino agli attuali 8 miliardi.


Tipica narrazione fasulla è quella che io stesso ho dovuto recentemente contrastare. Lo scorso 1 Marzo ero stato invitato dalla brava Veronica Gentili che, nel talk-show Contro-Corrente trattava del presunto grave problema di siccità di cui sarebbe, secondo la narrazione dei Tg, afflitta l’Italia. Per responsabilità dell’uomo, lamentava tale Alessandro Berti, esponente di quelli di Ultima generazione e signore che, sebbene nel proprio quinto decennio di vita, sarebbe, a dire dei media, espressione del disagio giovanile.  In trasmissione facevo notare ai presenti che, mentre noi parlavamo, la diga di Ridracoli, in Romagna, era colma d’acqua e che, se problema-siccità c’è, esso è dovuto alla mancanza di invasi montani. Secondo il giovanotto, invece, il problema della sete d’acqua delle nostre colture si sarebbe risolto de-carbonizzando. L’intero pianeta, ovviamente. Sembra che il povero Berti ci soffra tanto per la circostanza di cui s’è convinto, e della sua convinzione s’è talmente innamorato che per essa ci ha fatto pure lo sciopero della fame. Rivelando così tutto l’infantilismo possibile: come i bambini piccoli che, se non si fa come dicono loro, indispettiscono la mamma minacciandola di non mangiare.


Non si rendono conto, i giovani di Ultima generazione e il meno giovane Alessandro Berti, che eliminare i combustibili fossili è una scelta che, non solo nessuna valutazione tecnico-scientifica richiede necessaria,  ma che il solo perseguirla è una minaccia per la vita di miliardi d’esseri umani per i quali il non mangiare non sarà una scelta per protesta, ma la loro condizione di vita.


Franco Battaglia

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 14 marzo 2023










...







.
.
Informativa
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.
Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti.
Si possono conoscere i dettagli, consultando la nostra privacy seguendo il link di seguito.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie.
In caso contrario è possibile abbandonare il sito.
Altre informazioni

Ok entra nel sito