Ambientalismo
21 febbraio 2023

LA POLITICA VERDE SI BASA SU UNA BALLA. DUE SCIENZIATI HANNO RISCRITTO I DATI

CLIMATEGATE


Contrariamente a quel che vogliono farci credere, l’elevato prezzo del chilowattora elettrico col conflitto Russo-Ucraino ha pochissimo a che fare, mentre moltissimo ce l’ha con le nostre scelte di politica energetica. Quando dico nostre, dico non solo di alcuni governi, ma anche di noi cittadini che ci siamo lasciati incantare dalle sirene ammantate di verde. Uso la prima persona plurale per il rispetto che ho delle scelte referendarie, ma devo precisare di non mi sentirmi responsabile, perché a suo tempo detti il mio piccolissimo contributo per cercare di far naufragare referendum che consideravo scellerati. Che il conflitto non c’entra, dicevo, è evidente dal fatto che quelle italiane sono state per decenni le bollette elettriche più care al mondo, per gli utenti sia domestici che aziendali; e oggi sono superate forse solo dalle tariffe danesi e tedesche, grazie all’impegno di questi Paesi nel promuovere le farlocche tecnologie eolica e fotovoltaica. Questa promozione, a sua volta, è motivata dal colossale abbaglio scientifico che vorrebbe climalteranti le emissioni dai combustibili fossili. Purtroppo, però, trattasi non di solo abbaglio, ma di frode bella e buona. Scientifica. Si chiama climategate, (CG).


La frode emerse nel 2009, quando un anonimo hacker del web, rivelò lo scambio di e-mail occorso nel periodo 1996–2009 tra i membri di una piccola squadra di “scienziati” del clima, dalle quali si evinceva come costoro avessero completamente taroccato i dati per far sembrare che quello dell’ultima metà del secolo scorso fosse un riscaldamento “senza precedenti”.


Avevano, gli imbroglincelli, la responsabilità di compilare una parte dei Rapporto dell’Ipcc (il Comitato Onu propostosi di studiare il contributo antropico al clima del pianeta). I principali attori del CG sono due: Phil Jones (PJ), ingegnere idraulico e Direttore della britannica Unità di ricerca sul clima e Michael Mann (MM) dell’università americana della Pennsylvania, un fisico fallito nel proprio campo e che, dedicatosi al clima, divenne famoso per quel grafico “a mazza da hockey” che mostra come l’attuale riscaldamento globale sarebbe “senza precedenti”. 


Che il riscaldamento attuale avrebbe potuto essere “senza precedenti” lo aveva già ipotizzato nel 1985 l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm).  PJ e MM si proposero di diventare famosi dando corpo all’ipotesi dell’Omm, e lo fecero cospirando il più grande scandalo scientifico del secolo, come emerge dallo scambio delle loro e–mail, ove sono essi stessi a chiamarsi “cospiratori”. Basta leggerle. 


Ad esempio, per determinare le temperature del passato, quando non esistevano dati termometrici, questi arraffoni avevano deciso che lo spessore degli anelli degli alberi fosse un buon “indicatore” termometrico. Chi studiava il problema era un collaboratore di PJ – tale Keith Briffa (onesto ricercatore, purtroppo immaturamente scomparso nel 2017) – il quale a PJ, MM e agli altri della squadra inviava la seguente e-mail: «So che dall’Ipcc ci fanno molta pressione per presentare una decente storia che giustifichi un “evidente riscaldamento senza precedenti negli ultimi 1000 anni o più”, ma la realtà è che la situazione non è così semplice. Non abbiamo molti dati da “indicatori” indipendenti, e quelli che abbiamo non collimano col recente riscaldamento». Per farla breve: lo spessore degli anelli degli alberi è un pessimo indicatore del clima, perché indicava un “declino” di temperature che invece non si osservava, visto che si era, appunto, in pieno riscaldamento globale; e se la previsione di declino era farlocca per gli anni recenti, allora lo era anche per il periodo medievale, un periodo quindi caldo cosicché quello attuale non sarebbe stato più un caldo “senza precedenti”.


Ma ecco come rispondevano i due principali cospiratori. MM: «Tutti qui all’Ipcc concordiamo che questo di Briffa è un problema e una potenziale circostanza distrattrice/detrattrice dal consenso che vorremmo veicolare. Sarebbe allora opportuno che ci inventassimo “qualcos’altro” per giustificare la discrepanza. Briffa, hai qualche idea in proposito? Dobbiamo assolutamente scrivere qualcosa, altrimenti gli scettici ci diranno che non comprendiamo i nostri stessi risultati». 


E infatti questi geni non comprendevano i propri risultati, né potevano comprenderli  perché erano errati. Ma entra in soccorso il loro capo, PJ, che nella e–mail più famosa del CG scrive: «Ho appena applicato il trucchetto che MM aveva già usato con l’articolo pubblicato su Nature: per nascondere il declino (sic!), ho inserito le temperature di Briffa [cioè dagli anelli degli alberi, ndr] per il periodo 1960-80 e quelle reali per il periodo 1980-99». Nascondere-il-declino in inglese fa hide-the-decline, e se cercate queste parole con Google, potrete ascoltare una divertente e irriverente canzonetta approntata da alcuni studenti di fisica per prendersi gioco di questa coppia di clown.


Un altro tema ricorrente che si evince dalle e–mail è la determinazione con cui la squadra influenzava quali articoli dovessero essere pubblicati e quali rigettati: dalle famigerate e–mail si evince inequivocabilmente che costoro rigettavano apposta tutti gli articoli che mettevano in dubbio il cosiddetto consenso e accettavano gli articoli che quel consenso sostenevano. 


Più divertente è un altro scambio di e–mail tra PJ e MM. Sebbene ingegnere idraulico, PJ fu stranamente premiato Fellow dell’American Geophysical Union (Agu). Ecco come fu (fate attenzione alle date). Scriveva MM a PJ (Dicembre 2007): «Sto cercando di farti avere un premio dall’Agu. M’hanno detto che la medaglia Ewing non sarebbe appropriata. Fammi sapere cosa preferisci e m’informo». PJ sceglieva il proprio premio: «Diventare Fellow della Agu andrebbe bene». MM a PJ (Giugno 2008): «Sto mettendo insieme 5 lettere di raccomandazione per quel premio della Agu. Insieme alla mia quale proponente – anche se io non sono ancora Fellow – fanno 6 lettere». A pensar male, sembrerebbe che MM suggerisca a PJ che questi, una volta diventato Fellow, si prodighi per restituirgli il favore. E infatti MM presenta il conto a PJ (Giugno 2009): «Ciao Phil. Mi chiedo se potresti forse essere interessato a restituirmi il favore e, in tandem con qualcuno dei nostri amici, potresti farmi diventare Fellow della Agu». Inutile dire che PJ onorò il debito. Ci si chiede se per caso i premi (Nobel compreso) di cui si fregiano i climatologi abbiano un qualche significato. 


Le e-mail del CG riguardano non solo la sistematica alterazione dei dati, come visto, ma anche la determinata volontà di non renderli disponibili a nessuno. Un altro carattere entra ora nel CG: Steve McIntyre, statistico navigato, che s’era proposto di verificare la validità del trattamento statistico dei dati di climatologia. Parte essenziale del metodo scientifico è la replicabilità degli esperimenti, siano essi eseguiti in laboratorio o al computer. Il metodo scientifico obbliga gli scienziati a rendere disponibili i loro dati e i metodi che li hanno generati o i programmi al computer che li hanno elaborati. Ogni qual volta McIntyre chiedeva alla squadra del CG i dati e/o i programmi di calcolo usati, riceveva – si evince inequivocabilmente dalle famigerate e–mail – o risposta negativa o nessuna risposta. 


Ecco cosa PJ scriveva agli altri della squadra in una delle e–mail del CG: «Mi raccomando, non lasciate cose in giro su siti anonimi da dove possano scaricarsi dati. McIntyre ci sta col fiato sul collo da anni. Se apprende che esiste un Freedom of Information Act (Foia) anche nel Regno Unito, cancellerò tutti i file coi dati». McIntyre aveva però appreso dell’esistenza del Foia, e vi si appellò per ottenere quei dati con la forza della legge.  Non li ottenne tutti, perché i cospiratori riuscirono veramente a cancellarne alcuni, ma dimostrò che la curva a mazza-da-hockey di MM era un falso. Peccato che quella curva, diventata il logo dell’Ipcc,  fece conferire il premio Nobel per la pace allo stesso Ipcc. 


Chiudo riportando la e–mail con cui PJ commentò la notizia della morte, a 61 anni, di John Daly, eminente “negazionista”. Scrive PJ al resto della banda: «Questa è, in un certo senso, una buona notizia» (e–mail del 19.01.2004).

Ecco come, per colpa di una frode, ci si ritrova, tutti, con bollette energetiche elevate e, alcuni, falliti per colpa delle medesime.


Franco Battaglia


Attenzione: possibilmente stampare in corsivo le parole sottolineate.


https://www.youtube.com/watch?v=fAlMomLvu_4&ab_channel=JustinCredibleTV


Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 14 febbraio 2023








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