Contro IL Deep State
10 febbraio 2023

Covid, green e gender, la “formazione di massa” non può più arginare il dissenso


https://www.ilsussidiario.net/news/scenari-covid-green-e-gender-la-formazione-di-massa-non-puo-piu-arginare-il-dissenso/2484520/

di Alberto Contri
Il pensiero unico sta serrando a più non posso le maglie della censura su Covid, green, gender, ma è un sistema di potere che si sta rompendo


Ogni tanto, tra le maglie di un preoccupante pensiero unico diffuso da quasi tutti i media, passano notizie che dovrebbero destare qualche riflessione seria.

Tema Covid 19: in un’intervista a cura di Maddalena Loy su La Verità del 17 gennaio scorso, l’autorevole accademico di Stanford John P.A. Ioannidis (autore di corposi studi sull’inutilità medica e sulla dannosità sociale dei lockdown, e con un H-index ai massimi livelli mondiali) ha affermato senza mezzi termini: “C’è una censura strisciante ma pesantissima. Io e altri abbiamo avuto minacce di morte, la mia vita è stata in molti casi orribile solo perché ho cercato di ‘fare scienza’. Dobbiamo sapere chi c’è dietro, lo dobbiamo alla scienza e ai cittadini”.


Tema transizione green: Il climatologo Franco Prodi ha raccontato che gli è stato vietato di mettere piede in un laboratorio di ricerca meteorologica del Cnr fondato e gestito da lui per anni. Praticamente intorno a lui e ai molti scienziati che non ritengono che il riscaldamento del pianeta sia di origine antropica bensì un fenomeno ciclico dipendente dal sole e dal cambio di inclinazione dell’asse terrestre, è stata fatta terra bruciata. Le loro opinioni non solo non vengono discusse, ma semplicemente censurate.


Tema gender: anche a chi si permette di criticare l’occupazione manu militari da parte dell’ideologia Lgbtq di ogni mezzo di intrattenimento e informazione (per non parlare di scuole, imprese e università), viene impedita persino una semplice forma di dibattito. L’autrice di Harry Potter, J.K. Rowlings, ne sa qualcosa: “Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzare la casa, ma non ho smesso di parlare”. Alla Hachette hanno pure fatto uno sciopero nel tentativo di impedire la stampa delle sue favole per bambini.

C’è un fatto che non può non colpire: riguardo a tutte e tre le tematiche, gli alfieri del pensiero dominante non solo non accettano che si possano discutere le loro granitiche posizioni, ma si impegnano nell’impedire e cancellare qualsiasi incontro o convegno, qualsiasi articolo di giornale in cui si avverta il profumo della critica, fino ad arrivare a incredibili e intollerabili minacce di morte. Molti professionisti e docenti sono stati poi privati del lavoro o del tutto delegittimati e considerati complottisti solo per aver provato ad esprimere un minimo di pensiero critico. È successo anche a me. Durante una puntata di In Mezz’ora, Lucia Annunziata si è rivolta così a Francesco Toscano, l’editore di VisioneTv: “Lei che dirige una tv complottista…”. No comment.


È stato pubblicato di recente il pregevole saggio del docente di psicologia clinica dell’Università di Ghent, Mattias Desmet, il cui titolo adombra il contesto in cui stiamo vivendo: Psicologia del totalitarismo. Secondo Desmet, una ben orchestrata “formazione di massa” ha inculcato nella mente della popolazione mondiale – tramite l’induzione di paure di ogni tipo, da quella per i virus al timore per il cambio del clima – la convinzione che gravi restrizioni della libertà o costosissime transizioni cosiddette green debbono essere accettate senza discutere. Anzi, debbono essere considerate al pari di una indiscutibile religione e addirittura una bandiera da sventolare, come nel caso delle teorie Lgbtq, secondo le quali non esiste il sesso biologico: chiunque non le condivida viene stigmatizzato come un vergognoso omofobo, mentre tutto il mondo della cultura, dell’industria, dell’informazione e dello spettacolo si impegna con insistenza nel promuoverle ad ogni occasione, contribuendo alla loro ulteriore diffusione (“formazione di massa”, per l’appunto).

Avviene così che sulla base di proposizioni prive di reali supporti scientifici o logici, o comunque notevolmente discutibili, istituzioni mondiali e governi di tutto il mondo prendano decisioni assai improprie dal punto di vista scientifico e intollerabili per il loro inaccettabile costo sociale.

Per quanto riguarda la pandemia sarebbe utile chiedersi:

come mai ci si è affrettati (e ancora alcuni insistono) a considerare di origine naturale il virus soprannominato Covid-19, quando oramai tutte le evidenze scientifiche dimostrano che è stato creato in laboratorio?

Se è stato creato in laboratorio con la vietatissima tecnica della “gain of function” potrebbe essere invece un’arma batteriologica?

Se così fosse, chi poteva avere interesse a farlo “scappare” dal laboratorio di Wuhan, finanziato dal governo americano e da altri?

Perché, passati i primi mesi di incertezza sul da farsi, ci si è affrettati a considerare come unica cura possibile contro il virus degli pseudo-vaccini approvati con una rapidità mai vista nella storia della medicina e privi di studi fondamentali come quelli su genotossicità e carcinogenicità?

Come mai sono stati imposti drastici lockdown che non hanno portato significativi risultati di tipo medico mentre hanno distrutto intere economie e filiere industriali e commerciali?

Come mai ci si è prodigati nel delegittimare cure – ora molto tardivamente ammesse – che avrebbero potuto evitare il 90% dei ricoveri? (vedi gli studi del prof. Remuzzi). Per di più giudicando pazzi complottisti, e addirittura sospendendoli, i medici che le hanno praticate salvando molte migliaia di pazienti?

Come mai c’è una così feroce resistenza verso la diffusione dei dati sugli effetti avversi e sull’eccessiva mortalità generale degli ultimi due anni?

Come mai i mass media diffondono dati di fondazioni improvvisate o che pasticciano con i dati dell’Iss – peraltro spesso assi nebulosi – e censurano le sempre più allarmanti acquisizioni sugli effetti a breve e a lungo termine degli pseudovaccini?

Per quanto riguarda l’ambiente, come mai non si parla mai delle critiche seriamente documentate ai dati delle Ipcc e delle diverse Conferenze della Nazioni Unite, rivolte alle istituzioni da migliaia di ricercatori e autorevoli accademici tra cui il prof. Zichichi, nonché da Premi Nobel come il prof. Rubbia?

Come mai il mondo viene costretto ad una transizione green dai costi mostruosi, quando non è affatto dimostrato che il riscaldamento climatico sia di origine antropica?

Studi approfonditi dimostrano inoltre che se si include lo sfruttamento di miniere di metalli rari, la fabbricazione e lo smaltimento delle batterie (che già non si sa dove mettere), un’auto elettrica risulta più inquinante di una diesel. Senza contare che non si capisce da dove si potrebbe prendere tutta l’energia necessaria.

Per non parlare dei costi semplicemente insostenibili della cosiddetta riqualificazione degli immobili: in base a calcoli aggiornati, si stima che con un costo di 1.400 miliardi si eliminerebbe lo 0,1% delle emissioni di cui il patrimonio immobiliare italiano sarebbe responsabile.

Quanto al gender, siamo di fronte ad una insistente forma di propaganda che spinge governi e grandi industrie verso una grave forma di autolesionismo. Perché un conto è combattere ogni odiosa discriminazione, un conto è promuovere continuamente una opzione sessuale che contribuisce inevitabilmente a quella denatalità che viene descritta come un grave pericolo (tranne che dai fautori del Great Reset come Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum). Pochi sanno che già nel 1969 Frederick Jaffe, vice-presidente della Planned Parenthood Federation, redasse per l’Oms un memorandum strategico con l’esplicito obiettivo di diminuire la fertilità umana. E tra i mezzi funzionali alla contrazione delle nascite, Jaffe individuò i seguenti: “Ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio; alterare l’immagine della famiglia ideale; educare obbligatoriamente i bambini alla sessualità; incrementare percentualmente l’omosessualità” (Elisabetta Frezza ne La sindrome del Criceto, La Vela 2020).

Una prima risposta alle domande poste la si può abbozzare osservando il gruppo di potentati finanziari che governano realmente il mondo: ai vertici c’è un intreccio inestricabile di alcuni fondi di investimento come BlackRock, Vanguard, StateStreet, JPMorgan etc., partecipati a loro volta dalle storiche grandi famiglie della finanza: si tratta di fatti oggettivi che risultano dall’esame degli intrecci azionari. Tali fondi sono oramai presenti in tutte le tipologie di imprese: industriali, farmaceutiche, alimentari, media, spettacolo, in sostanza in tutte le multinazionali possibili e immaginabili. Direttamente o tramite le proprie partecipate governano istituzioni come Oms, Ipcc, Wef eccetera, oltre che i grandi organismi regolatori, attività che dovrebbe essere vietata per principio a dei privati.

Oramai non c’è istituzione mondiale che non li abbia presenti nella propria governance o non sia influenzata dalla loro longa manus. Senza contare che il loro principale consigliori, Klaus Schwab, ha un enorme ascendente su governanti come Trudeau o Marin, ansiosi di essere à la page e in sintonia con i vertici dell’inner circle che governa il mondo.

Padroneggiando i media grazie a robuste lobby e a sostanziosi investimenti pubblicitari, ottengono quella “formazione di massa” di cui parla Desmet. Con buona pace di grandi e piccole firme di stampa e tv che si ritrovano ridotte a riprendere le tesi e le veline imposte da editori sempre più in crisi e quindi a caccia di soldi.

Nonostante tutto ciò, diversi sociologi affermano che la cosiddetta area del dissenso, definita malignamente e frettolosamente complottista, sembra essere passata da uno striminzito 5% ad un più corposo 15-20%. Certamente grazie a quei coraggiosi ricercatori che accettano di pagare di persona perché davvero indipendenti e perché sinceramente preoccupati per una grave deriva scientifica spinta dalle sopraffazioni e dalle sovvenzioni a vario titolo. E anche grazie a un crescente gruppo di medici, politici, giornalisti altrettanto indipendenti e molte persone comuni che hanno cominciato a costruire tra mille difficoltà una rete di resistenza.

Fino a qualche anno fa si parlava della “mano invisibile del mercato”, capace di creare una sana concorrenza. Oggi non esiste più, sostituita da una unica grande mano che muove tutte le leve.

Contrastare una simile piovra appare quindi un’impresa mostruosamente difficile, anche perché è pure in grado di scatenare e gestire guerre.

Ma sta anche commettendo errori, e quindi potrebbe inconsapevolmente scatenare quel caso che secondo alcuni non è altro che l’intervento di Dio nella storia.

Un solo esempio? Se mai si realizzasse l’ipotesi di una moneta basata su oro e metalli rari ad opera dei Brics, il colossale impero di carta gestito da questi fondi potrebbe implodere con effetti devastanti sugli equilibri mondiali.

Naturalmente ci sarebbero macerie ovunque...

NDR: A conclusione dell’ottimo articolo del professor Alberto Contri facciamo questa piccola aggiunta, il commercio dei Paesi BRICS ha già iniziato a sostituire il dollaro e la crisi del cosi detto occidente è palese.








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