Ambientalismo
20 settembre 2022

LA UE NEL BARATRO PER I VERDI TEDESCHI. HANNO BLOCCATO I COMBUSTIBILI FOSSILI E IL NUCLEARE

INTERVISTA A SAMUEL FURFARI

Samuel Furfari è un ingegnere chimico, professore emerito della Libera Università di Bruxelles, ove si dottorò nel 1982. Per 36 anni è stato un alto funzionario della Direzione generale dell'Energia della Commissione europea, e da 20 anni è professore di Geopolitica e politica energetica, attualmente alla sede di Londra della École Supérieure de Commerce de Paris. È anche presidente della Società europea degli ingegneri e degli industriali, ed è Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia. Non è Greta Thunberg, ma cercate d’accontentarvi.

Professor Furfari, come vede la situazione energetica d’oggi?

«La politica energetica è vittima di una politica di contrattazione ideologica che si chiama transizione energetica».

Spiega meglio?

«Abbiamo trascurato la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, che era il pilastro della politica energetica fino e durante il periodo di Romano Prodi in Commissione Ue. Poi l'ideologia della decarbonizzazione a tutti i costi (intorno al 2015) ha preso il sopravvento.  Peggio ancora, si diceva che i costi della decarbonizzazione sarebbero stati bassi, ma vediamo che è successo il contrario, com’era da attendersi visto che la quota dei combustibili fossili è del 75% nella Ue e dell’85% a livello mondiale. In Germania essi rappresentano ancora il 70%, nonostante le centrali eoliche e solari abbiano invaso il Paese negli ultimi 20 anni». 

Nonostante? Forse proprio per quello...

«Già. Ancora nel 2001 la Germania era pioniera nella fratturazione idraulica, la tecnica utilizzata negli Stati Uniti per produrre il gas di scisto. Purtroppo le pressioni dei Verdi hanno prevalso e la produzione di gas non convenzionale è stata abbandonata». Nel 2010, in men che non si dica, come se tutto fosse organizzato, un'onda anomala contro il gas di scisto ha travolto la Germania e altrettanto rapidamente la Ue. Le principali organizzazioni ambientaliste tedesche hanno creato una fondazione "ambientale" – la Naturschutzstiftung Deutsche Ostsee - insieme alla società di esportazione di gas russo Nord Stream AG. La fondazione  – per ammissione della stessa Nord Stream AG – fu dotata di dieci milioni di euro da Gazprom. 

Il patto dei Verdi era quindi ottenere il congelamento del nucleare in cambio dell'accettazione del gasdotto Nord Stream. I Verdi hanno convinto la Commissione e il Parlamento Ue a seguirli nell'ecologizzazione della politica energetica, un errore senza precedenti nella storia della costruzione europea».

Lei parla di combustibili fossili, ma è piuttosto la posizione antinucleare che caratterizza la Germania. Vede un'evoluzione ora che la crisi è emersa?

«Il Trattato Euratom impegnerebbe i Paesi sottoscrittori (tra i quali c’è l’Italia) a promuovere l'uso civile dell'energia nucleare. Questa in Germania contribuiva nel 2000 al 30% dell’elettricità tedesca, con 22 gigawatt installati, ma oggi contribuisce meno del 10%, con appena 9 gigawatt: la differenza è stata spenta perché gli ambientalisti, proprio per fermare la produzione di energia nucleare, avevano inventato la Energie Wende, quella che noi chiamiamo Transizione energetica. Ma osserviamo che mentre la parola “transizione” ha una connotazione di cambiamento lento nel tempo, la parola tedesca Wende significa cambiare rotta immediatamente. I Verdi convinsero gli elettori tedeschi che l'energia di cui avevano bisogno sarebbe stata al 100% rinnovabile, presto e a basso costo. I tedeschi hanno commesso l’errore di fidarsi dei Verdi. 

Si sarebbe potuto pensare che la guerra in Ucraina avrebbe portato a un'apertura del ruolo dell'energia nucleare, ma non è stato così. La Commissione europea, ha ignorato il Trattato Euratom, e nella strategia REPowerEU voluta per affrontare l'eccessiva dipendenza dalla Russia, l'energia nucleare neanche la nomina, sebbene essa rappresenti la prima fonte elettrica della Ue».

Si libereranno mai i tedeschi dei Verdi?

«Attualmente i Verdi sono al governo in Germania. Il Süddeutsche Zeitung ha riportato la notizia che i Verdi hanno deciso a favore di una proroga di sei mesi della vita della centrale nucleare Isar 2.  Decisioni simili saranno probabilmente prese per le altre. È curioso e cinico ricordare che la feroce opposizione al nucleare è stata all'origine della creazione del movimento ambientalista tedesco, e che è ora questo stesso partito che, se vuole sopravvivere alla dura realtà dei fatti, deve accettare di non chiudere le ultime centrali nucleari il prossimo 31 dicembre». 

Sembra un passo decisivo e positivo... 

«Certo. È un’inversione di tendenza. La guerra in Ucraina sta finalmente rivelando all'opinione pubblica e ai politici uno dei punti cruciali della politica energetica: l'energia più importante in termini di volume è quella fossile. Ed è per questo che le centrale elettriche a carbone riaprono. Il consumo di combustibili fossili rimarrà cruciale per molto tempo e l'obiettivo di ridurre le emissioni globali di CO₂ è una chimera». 

Ma in nome del Trattato di Lisbona, gli Stati membri dovranno ora aiutare i Paesi più vulnerabili, in particolare Germania e Italia, a ricevere gas a sufficienza per superare l'inverno.

«Sì, la Commissione Ue aveva proposto che gli Stati membri decidessero su base volontaria (e se ciò non fosse sufficiente su base vincolante) di limitare il consumo di gas naturale del 15% per distribuirlo a chi ne ha urgente bisogno. Ma molti Paesi hanno chiarito che non chiederanno ai loro cittadini di sacrificarsi per aiutare i tedeschi, che sono i principali responsabili della crisi energetica. E non mi aspetto che l'Europa meridionale si sacrifichi per gli ambientalisti tedeschi, anche se l'articolo 122 del Trattato di Lisbona, che riguarda la solidarietà tra gli Stati membri, recita "in particolare nel settore energetico". Viktor Orban, il primo ministro ungherese, ha dichiarato che la Ue ha commesso un errore con le sanzioni, il che non inspira fiducia per la proclamata solidarietà.

Quando dovremo pagare le prossime esorbitanti bollette energetiche, ricordiamoci che il caro prezzo è dovuto alla Energie Wende tedesca, una strategia seguita in tutto o in parte anche dai vari governi italiani. La crisi in Ucraina ha solo acuito questo problema, ma non è stato Vladimir Putin a inventare la crisi in cui la Germania e i Verdi ci hanno fatto precipitare. I prezzi dell'energia iniziavano a salire già nel 2021, quasi un anno prima dell'inizio della guerra. Non abbiamo neanche messo in conto la prevedibile forte crescita della domanda di combustibili fossili dopo la fine della pandemia Covid, in quanto la Ue ci ha indotto a smettere di usarli. La Energie Wende tedesca ha indotto l’Italia ad istituire addirittura un Ministero, quello della Transizione energetica, voluto dai Grillini e di gradimento ai Verdi. Dovremmo lasciare che i tedeschi, che hanno imposto il passaggio alle energie rinnovabili, si facciano carico dei vincoli e delle possibili interruzioni di corrente che ne deriveranno».

Nel resto del mondo la situazione non sembra così drammatica. Cosa possono fare i governi?

«Lei ha ragione a dire che sono i governi a dover reagire, perché non riesco a immaginare che la Commissione europea sia in grado di ammettere i propri errori, convinta che la decarbonizzazione sia necessaria "per salvare il pianeta". Per la presente Commissione, l'abbandono dei combustibili fossili e dell'energia nucleare è la sua ragion d'essere.

 L'energia è una questione seria, ma purtroppo nella Ue se ne sono impadroniti politici demagogici. I fondatori della Ue si riunirono in Sicilia per la conferenza di Messina nel giugno 1955 e dichiararono che non ci sarebbe stato futuro senza energia abbondante e a basso costo. Se vogliamo seguire il pensiero dei lungimiranti politici di allora, i governi dovrebbero abbandonare tutti i negoziati Verdi degli ultimi due decenni. 

Allora, per rispondere alla sua domanda, a mio avviso si dovrebbe: 1) Promuovere lo sfruttamento delle risorse petrolifere e di gas dell'Europa, comprese quelle di gas di scisto; 2) abbandonare la decarbonizzazione, inutile, irrealistica e costosa, tanto il resto del mondo non  segue la Ue; 3) mantenere in funzione tutte le centrali nucleari esistenti; 4) riavviare lo sviluppo del nucleare, come previsto dal Trattato Euratom, perché l’insieme del mondo avrà sempre più bisogno di elettricità e non possiamo lasciare questo ampio futuro a Russia, Cina e Stati Uniti; 5) abbandonare la politica tedesca di promozione dell'idrogeno a fini energetici (un paio d’anni fa scrissi un libro sulla illusione dell’idrogeno)».

Lo dice a me? Era il 2003 quando avvertivo dell’utopia dell’economia a idrogeno...

Franco Battaglia - articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 20 settembre 22








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