Ambientalismo
14 maggio 2022

LA RAI SPARA LE SOLITE BUFALE CLIMATICHE SENZA FORNIRE NESSUNA PROVA.


La pubblicità è l’anima del commercio. Almeno così si dice. Naturalmente siamo consapevoli che la pubblicità è bugiarda, ma siamo uomini di mondo e non ce ne meravigliamo. Diciamo che siamo di quelli che non chiedono all’oste se il suo vino è buono. Comunque sia, la pubblicità deve vendere qualcosa. Recentemente m’è capitato di ascoltarne una trasmessa dalla Rai e mi son chiesto cosa essa vorrebbe vendere.


Trattasi di uno spot di una serie spacciata come «Pillole contro la disinformazione» ma che, ad ascoltare lo spot medesimo, racconta un sacco di balle. O meglio, balle a metà, che sono quelle meglio dette. Sentite qua cosa dice lo spot: «Fin dagli anni Settanta il legame tra le emissioni antropiche e il riscaldamento globale è stato messo in dubbio». Ed ecco la prima mezza bugia: intanto, a metà degli anni Settanta l’allarme era per una imminente era glaciale. E poi la verità è che il legame tra emissioni e clima è stato provato essere inesistente: sia perché riscaldamenti globali più intensi del presente sono occorsi in un passato privo di emissioni antropiche, sia perché nel corso degli anni con forti emissioni vi sono stati periodi quando si è osservato o un rinfrescamento (1940-1980, come detto) o nessun riscaldamento (2000-2015).


Lo spot continua che a raccontare la bugia del mancato collegamento tra emissioni e clima sarebbero state le compagnie interessate ai proventi dai combustibili fossili che, secondo le anime candide autori dello spot, temerebbero «l’adozione di politiche ambientaliste». Si dà il caso che codeste politiche ambientaliste promuovono le tecnologie eolica e fotovoltaica, che però – a parte il colossale danno economico alla collettività – sono assolutamente ininfluenti sui rifornimenti energetici, cosicché i proventi dai combustibili fossili non verrebbero minimamente scalfiti da esse. Infatti – non è difficile notarlo – sono proprio le compagnie in affari coi combustibili fossili che promuovono quelle politiche ambientaliste. E si dà anche il caso che il solo timore che possa essere ridotto l’approvvigionamento di combustibili fossili dalla Russia è sufficiente a far entrare in fibrillazione l’intera Europa, a dispetto dei propositi della medesima di voler ridurre l’uso di quei combustibili. Ho detto ridurre? Mi sono sbagliato: abolire! Zero emission by 2050 – rammentate? – questo è il Green new deal.


Secondo lo spot, petrolieri, carbonari e gassari «hanno all’uopo finanziato un gruppo di scienziati». Il sottinteso è che codesti scienziati sarebbero corrotti. Non sono dei leoni, questi dello spot, visto che le immagini che accompagnano lo spot sono quelle di scienziati che sono deceduti e che per ciò non possono difendersi dall’accusa infamante. Uno di questi, tanto per dire, è Frederick Seitz, già presidente della americana National Academy of Sciences e dell’American Physical Society. Quanto agli scienziati vivi – e secondo loro corrotti – non ne citano neanche uno. Ma richiamano che ve ne sarebbero 500 che tempo fa scrissero una lettera al Segretario Generale dell’Onu avvertendo che non c’è alcuna emergenza climatica. Intanto, lo spot non è aggiornato, perché quegli scienziati sono 1000 e non 500. E poi, visto che non ne nominano alcuno loro, consentite a me di citarne quattro: Ivar Giaever, primo firmatario e premio Nobel per la Fisica, Antonino Zichichi, Franco Prodi. Qualcuno di quei 1000 ha mai ricevuto denaro da qualche compagnia petrolifera? Non si può escludere: la questione clima globale è, innanzitutto, una questione da geologi. E geologi sono molti firmatari, come ad esempio Uberto Crescenti, già Rettore all’università di Chieti-Pescara. Non è escluso che scienziati geologi possano aver offerto consulenza nelle ricerche di petrolio o gas, ma nessuno di quei 1000 ha ricevuto denaro in cambio della sottoscrizione di quella lettera all’Onu, contrariamente al messaggio, neanche tanto subliminale, dello spot della Rai. A meno che la Rai non sia in grado di dimostrare il contrario: tizio ha ricevuto denaro in cambio della sua firma.


Le «Pillole di disinformazione» chiariscono, alla fine del filmato, di essere una rubrica «di discussione e insegnamento culturale». Che questi abbiano voglia di discutere ho però i miei dubbi, visto che, facendosi scudo dell’immagine della scienziata Greta Thunberg, concludono così il loro spot: «La battaglia per rimuoverli dalla rete è appena cominciata», dove i rimuovendi dalla rete sarebbero gli interventi di quei 1000 scienziati e dei loro pari. E avrei dubbi anche sul fatto che costoro abbiano da insegnare alcunché di culturale sui temi che trattano: responsabili dello spot sono tali Caterina Stagno, Carlo Durante e Alberto Puoti, che a quanto pare non arrossiscono ad arrogarsi la presunzione di volerci essi informare sul clima globale, argomento di cui nulla presumibilmente sanno visto che hanno studiato, rispettivamente, Economia e commercio, Lettere e filosofia, e Giornalismo.


L’onorevole Carlo Giovanardi e io stesso abbiamo ritenuto di segnalare la cosa al Comitato di Vigilanza della Rai, se mai risponderà. Ci direte che siam stati severi verso questi giovani speranzosi e animati da tanta lodevole voglia di fare i fact-checkers. L’impegno sarà pure lodevole però, forse, prima di fare i checkers, i fatti bisogna magari conoscerli, no?


Franco Battaglia - dal Quotidiano LA VERITÀ del 13 maggio 2022








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