Storia
16 settembre 2021

LA MANCATA CONVERSIONE DI JULIUS EVOLA




Correva l’anno 1949. Il filosofo neopagano ed esoterico Julius Evola era stato rimpatriato e si trovava degente nell’ospedale di Bologna, gravemente ferito dopo essere stato colpito da una bomba a Vienna alla fine della guerra. Nel suo letto d’infermità venne sorpreso dalla visita di un ex mazziniano, diventato nel frattempo sacerdote rosminiano, il poeta Clemente Rebora.

In alcuni pomeriggi del mese mariano di maggio i due conversarono a lungo. Era ferma intenzione di Rebora, che negli anni Dieci e Venti aveva condiviso con Evola il fascino per le dottrine orientali (in particolar modo l’induismo), portare il filosofo politeista verso il cattolicesimo. Come scrive speranzoso al suo superiore, padre Gaddo, il 2 maggio: “Nel mio miserere Gesù mi fa sentire un anelito del suo coartor per quest’opera di carità: il prof. Evola ha avuto séguito mentre dirigeva correnti occultiste; se ben ricordo però non lo conosco di persona. Forse servirebbe anche a purificare il mio passato”1.

Ma il suo tentativo si rivelò infruttuoso, in quanto Evola rimase fermo nelle sue posizioni di tradizionalismo sincretista. Come scrive sconsolato il poeta sacerdote a Goffredo Pistoni subito dopo l’incontro: “Torno ora dal nostro Evola: abbiamo parlato a lungo, e ci siamo lasciati fraternamente, ma senza alcun visibile mutamento, che d’altronde non potevo aspettarmi; ma l’ho sentito come chi vorrebbe raggiungere ‘il grosso dell’esercito’, come mi disse, e in sospesa attesa di cosa sarà di lui, d’accordo contro questo mondo2 ma come sete d’assoluto che sfugge tuttavia Colui che ha detto: Chi ha sete venga da me e beva.

“Mi ha detto che, se ripassassi da Bologna, ritorni da lui, però non ho creduto bene prolungare la mia dimora a Bologna, non scorgendo nessun segno della grazia da secondare per ora.

“Oh amiamolo tanto nel Signore! E preghiamo che le sue opere – delle quali sta curando una ristampa […] – non abbiano a incatenarlo, vedendo il successo che hanno, e non danneggino le anime fuorviandole in una spiritualità falsa (‘imagini di ben seguendo false’3), soprattutto se ci sia duplicità interiore.

“[…] mi cresce in cuore una soprannaturale tenerezza per lui. Mi ha narrato un fatto interiore occorsogli nel bombardamento di Vienna; ed egli soggiunse che gli rimane tuttavia misterioso, con questa sua prova in corso4. Io invece confido di scorgerne il significato provvidenziale e decisivo per l’anima sua.

“Pensa che questa mattina gli ho scritto proponendogli di venire a Lourdes col treno ospedale che partirà il 27 di questo mese da Vercelli e sul quale sarò io pure – volendolo Iddio – come uno degli assistenti spirituali […].

“Stiamo uniti a pregare per lui, nella carità di Cristo che urge ma che conosce i tempi e i momenti i quali sono in potestà del Padre. Assisti e fa celebrare – se credi e puoi – qualche S.Messa per lui”5.

Tuttavia Evola non andrà a Lourdes né ascolterà i consigli di questo santo sacerdote poeta e continuerà la sua parabola nell’esoterismo e lontano dalla fede cattolica, culminata in un funerale paramassonico nel giugno 19746.

Ripercorriamo a volo d’aquila la sua vicenda per tentare di cogliere gli aspetti principali del pensiero di questo cattivo maestro, che ancora oggi influenza circoli esoterici, massonici e legati all’estrema destra, non solo in Italia (le sue opere hanno tutt’ora una certa risonanza anche fra i gruppuscoli neonazisti statunitensi e russi). Dopo una militanza giovanile nel movimento dadaista, Evola negli anni Venti si avvicina al pensiero Taoista e Induista. E’ degno di nota ricordare che sperimenta varie droghe, per verificarne le “potenzialità soprannaturali”, esattamente come faranno trent’anni dopo i fautori della “rivoluzione lisergica” tra cui il guru dell’Lsd Timothy Leary. Nel 1925 pubblica la sua prima opera importante sullo Yoga Tantrico intitolata L’uomo come potenza, quindi si avvicina al “pensiero tradizionale”, influenzato da autori esoterici come René Guenon (uno studioso di religioni francese che si convertirà all’Islam). Per questa corrente la Tradizione con la t maiuscola è una religione sincretista che comprende tutte le fedi e le attraversa: un messaggio trasversale, esoterico ed elitario che si trasmette solo agli iniziati, una “rivelazione” riservata a pochi spiriti illuminati. Nulla a che fare quindi con il sincretismo a buon mercato inaugurato dall’incontro di Assisi del 1986. Evola intravede elementi di tale perenne Tradizione nel Buddismo, nel Taoismo, nell’Induismo. Non, ovviamente, nel cattolicesimo che essendo una religione “esclusiva” (non vi è salvezza al di fuori della Chiesa) non permette alcun tipo di sincretismo. Scrive infatti nell’autobiografia: “La pretesa di unicità, di esclusività e di superiorità del cristianesimo era da respingersi, come era da respingersi il mito del Cristo storico […]. Negli anni ’30 feci alcune esplorazioni personali trascorrendo un breve periodo in incognito in monasteri di Ordini che valgono eminentemente come i rappresentanti della tradizione ascetico-contemplativa cattolica […]. Delle forme superiori, intellettuali della tradizione contemplativa, non vi era quasi più nulla da trovare”7. Sempre in quegli anni fra le due guerre Evola, dapprima del tutto disinteressato alla politica, si avvicina al fascismo e diventa il teorico di un bizzarro razzismo “spiritualista” che attira le simpatie di Mussolini stesso, ansioso di smarcarsi dall’ingombrante alleato germanico e propenso a sponsorizzare una “via italiana” alla propaganda razziale. Ma la vicinanza del Regime Mussoliniano alla Chiesa Cattolica impedì che le pericolose idee evoliane, che vagheggiavano di un anacronistico neopaganesimo “ario-romano”, facessero breccia, al di là di ininfluenti circoli di estremisti filotedeschi, quali quelli che gravitavano attorno alle riviste “La Vita Italiana” del fanatico (e spretato) Giovanni Preziosi e “Il Regime Fascista” del massone Ras di Cremona Roberto Farinacci. Dopo la guerra però, quella che era una voce isolata e in fondo mai presa sul serio nel panorama della cultura italiana, diventa il principale punto di riferimento dei gruppi neofascisti più oltranzisti che si radunavano attorno al Centro Studi Ordine Nuovo. Accanto alla propaganda politica, tesa a proporre un modello monarchico “tradizionale” contrapposto sia al comunismo sovietico sia al capitalismo statunitense, Evola continua ad occuparsi di occultismo ed esoterismo. Fra i testi più importanti di questi anni La metafisica del sesso (1958) in cui sostiene che vi è una “via erotica” al sacro, basandosi su testi induisti tantrici, ma non solo. E’ un’impostazione questa che troverà grande fortuna negli anni Sessanta, tra i deliri della rivoluzione sessuale. Con Cavalcare la tigre (1961) Evola si appresta poi a diventare l’anima nera, è proprio il caso di dire, di quello che si trasformerà nel neofascismo più violento e, infine, terroristico. Infatti in questo testo sostiene che in Occidente non vi è più nulla da salvare, tutto deve andare distrutto e, in un’ottica nichilistica radicale, solo dalle rovine della corrotta società borghese si potrà ricostruire un Ordine Nuovo basato sulla guida di “uomini differenziati”, fedeli alla Tradizione. Cavalcare la tigre sarà la “bibbia” dei gruppi spontaneisti armati, come I Nar, che spargeranno terrore e sangue tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta.

Sincretismo, occultismo, riti orgiastici, utilizzo iniziatico delle droghe e infine incitamento alla violenza e alla distruzione. Questo è stato l’insegnamento di Evola. Una visione di morte e disperazione che potrebbe essere stata risparmiata, se solo quest’anima persa avesse ascoltato le parole dell’umile e devoto sacerdote poeta Clemente Rebora in quel lontano 1949.

Andrea Colombo

1 Epistolario Clemente Rebora. Volume III. 1945-1957. Il ritorno alla poesia, EDB, Bologna 2010, p.162s.

2 Probabile riferimento all’opera di Evola intitolata Rivolta contro il mondo moderno, Hoepli, Milano 1934

3 Dante, Purgatorio XXX, 131

4 Dopo essere stato colpito dalla bomba nel 1945, Evola rimase parzialmente paralizzato in sedia a rotelle per il resto della sua vita. Nell’ospedale di Bologna subì diversi interventi senza alcun esito

5 Epistolario, cit., p.165s.

6 Per un ritratto più esauriente di questo oscuro personaggio rimando al mio I maledetti. Dalla parte sbagliata della storia, Lindau, Torino 2017

7 Il cammino del Cinabro (1963), 2° ed. Scheiwiller, Milano 1972, p.120-122








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