Filosofia - Teologia della libertà
12 settembre 2021

La Santa di Auschwitz

La Santa di Auschwitz

“L’esercizio della libertà ci fa liberi, la rivendicazione della libertà, magari usque ad sanguinem, ci fa ancora più liberi!”1


Per la dottrina cattolica l’ “essere per l’eternità” risulta chiaro nell’esempio dei Santi, che con la loro vita hanno testimoniato l’esistenza in Cristo in grado sommo, e si pongono ad esempio per tutti i fedeli. Come Edith Stein, nata ebrea, cresciuta alla scuola filosofica immanentista di Edmund Husserl e folgorata dalla fede nel 1917 quando “Anna Reinach la pregò di riordinare gli scritti del marito Adolf morto in guerra2. La Stein credeva di trovare una donna completamente distrutta e trovò invece una forte cristiana che portava la più grande sofferenza della sua giovane vita con la forza della fede cristiana. Più tardi confidò a un sacerdote: ‘E’ stato questo il mio primo incontro con la Croce e con la forza divina ch’essa comunica a coloro che la portano. Ho visto per la prima volta la Chiesa, nata dalla Passione del Salvatore, nella sua vittoria sul pungolo della morte a portata di mano davanti a me. Fu il momento in cui la mia incredulità si spezzò, il giudaismo si dileguò e Cristo mi apparve nel suo splendore; Cristo nel mistero della Croce’. E divenuta carmelitana prese il nome di Sr. Theresia Benedicta a Cruce”. Il suo cammino si muove in modo diametralmente opposto a quello del maestro del nichilismo, il nazicomunista Martin Heidegger: lei, partita da un ambiente giudaico laicista, abbraccia il Cristianesimo “che si fonda nell’Assoluto della trascendenza metafisica e della verità della fede rivelata: ab atheismo ad fidem”. Dopo aver preso i voti, entrò nel monastero di Colonia nel 1934, ma con l’intensificarsi della barbarie nazista, cercò rifugio nel Carmelo di Echt, nei Paesi Bassi occupati dai tedeschi. Una scelta scellerata dei vescovi olandesi, che si pronunciarono apertamente nel luglio 1942 contro l’occupante germanico (il che fa pensare quanto fosse saggia la politica di Pio XII e della maggioranza dei vescovi europei che nel silenzio si operarono concretamente per salvare i figli perseguitati dell’ex Popolo Eletto caduto in disgrazia, tanto più quelli accolti nella Chiesa) decretò l’arresto di tutti gli ebrei convertiti, tra cui la Stein, che morì martire ad Auschwitz il 9 agosto 1942. Anche la sorella Rosa, convertita pure lei al cattolicesimo, troverà la morte nel campo di concentramento nazista. All’opposto troviamo Heidegger, cresciuto cattolico, educato dai Gesuiti, formato in seminario, che rinnega le sue radici e abbraccia il credo nazionalsocialista e opta per “l’abbandono del fondamento metafisico e della fede per la trascendenza”, ponendo “la scelta di ‘volgersi al mondo’ (In-der-Welt-sein) come costitutiva della realtà umana: a fide ad a-theismus”. Per la Stein “la tensione del rischio supremo della libertà per il balzo della speranza nella vita eterna in Cristo risorto, oltre la morte”. In Heidegger “il rilassamento di ogni orizzonte escatologico per ‘lasciarsi essere’ nell’orizzonte del tempo, indifferenti al gioco degli errori ed orrori della storia”3.

Ma vediamo quali sono i lineamenti essenziali del pensiero di questa santa, così come sono stati delineati da Fabro che vagliò i suoi scritti in vista della sua causa di Beatificazione. Sin dal testo di sociologia politica intitolato Eine Untersuchung über den Staat del 1925, emerge chiaramente la predominanza del primato religioso verso ogni pretesa dello Stato: “Ogni uomo sottostà anzitutto al supremo Signore, ed in questo nessun rapporto terreno di potere può cambiare qualcosa. Se il fedele riceve un ordine da Dio – sia esso immediatamente nella preghiera o per mezzo dei suoi rappresentanti sulla terra – egli deve obbedire, senza curarsi se ciò vada o non vada contro la volontà dello Stato”. Ciò varrà in special modo nei confronti delle leggi naziste che imponevano l’eutanasia per i disabili e i malati mentali. E’ ovvio che “nel caso di conflitto fra leggi civili e la legge di coscienza davanti a Dio l’uomo deve obbedire alla legge di Dio”. Inoltre la S. “afferma che la libertà è il fondamento stesso della moralità e di ogni atteggiamento veramente umano dell’esistenza”. Ne discende “la dignità primaria della persona rispetto allo Stato la quale abbraccia la sfera della libertà (Sphȁre der Freheit) che limita la vita propria dello Stato”. Viene così, in sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa sulla Sussidiarietà, criticato alla radice ogni statalismo, comunismo (marxista), fascismo (gentiliano)4, nazismo (razzista). La S. sa bene che “la libertà dei figli di Dio” non ha nulla a che fare con “l’arbitrio umano (libertà bolscevica)” che è “schiavitù dell’amor proprio e delle proprie tendenze” (Lettera a Suor Francesca scritta durante la seconda guerra mondiale). Tuttavia la S. è certa che le forze del male alla fine verranno sconfitte: “Prima è venuto dall’Oriente il Bolscevismo con la lotta contro Dio, poi il Nazionalsocialismo con la lotta contro la Chiesa. Ma né l’uno né l’altro vincerà, ma vincerà alla fine Cristo” (Lettera a M.Giovanna dal Carmelo di Echt).

Ribaltando lo schema hegeliano-gentiliano che vorrebbe la fede propedeutica alla filosofia e alla vera conoscenza (alla base della riforma scolastica fascista) , la S. stabilisce la stretta correlazione fra fede e filosofia, laddove il primato spetta sempre alla religione: “la fede dischiude verità che per altra via non si potrebbero ottenere e quindi la filosofia non può rinunciare a queste verità di fede senza venir meno anzitutto alla sua esigenza universale di verità”. Non si tratta di fideismo, ma di riconoscere una “ragione naturale illuminata dalla fede che trova e mostra l’accordo con la verità soprannaturale”, in perfetto accordo con il pensiero di S. Tommaso. Per la S., come per Tommaso, vale l’orientamento teocentrico: “l’oggetto della ‘philosophia prima’ è Dio e quindi essa deve svolgere l’idea di Dio ed il modo del suo essere e conoscere”. Qui l’intelletto deve essere sempre guidato dalla fede. Al contrario, per il cogito e il principio d’immanenza, vale quello egocentrico. Immune da ogni contaminazione modernistica, grande sostenitrice della sana dottrina cattolica sostenuta da san Pio X, la S. si dimostra, oltre che una pensatrice che riesce a superare le secche dell’immanentismo fenomenologico e che approda agli elementi essenziali della filosofia perenne tomista, una teologa molto rigorosa che, nel solco del Concilio di Trento, illustra come la “grazia opera nell’anima la trasformazione per la partecipazione alla vita divina”, “quindi la santificazione come rinnovamento dell’uomo interiore mediante l’accettazione libera della grazia e dei doni dello Spirito Santo con i quali l’uomo da ingiusto diventa giusto e da nemico amico di Dio”.


(Continua)

parte 10


di Andrea Colombo


1 Libro dell’esistenza..., cit., Af. 437, p. 89

2 Adolf Reinach (1883-1917), filosofo di origine ebraica, esponente della fenomenologia, convertito al Luteranesimo insieme alla moglie, volontario nella Prima Guerra Mondiale, decorato con la Croce di Ferro, morirà in combattimento nelle Fiandre il 16 novembre 1917

3 Edith Stein, Husserl e Martin Heidegger, “Humanitas” 4, 1978

4 Alla radice del fascismo gentiliano-mussoliniano (“Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”), vi è la famosa frase di Hegel: “La Idea di libertà si trova veracemente solo come lo Stato” (Grundlinien der Philosophie des Rechts I §57). Tale statalismo esasperato di matrice idealistica è condiviso anche dal principale ideologo del nazionalsocialismo: “L’intuizione di Hegel dell’assolutezza dello Stato in sé è diventata dominante negli ultimi decenni in Germania” (A. Rosenberg, Der Mythus des 20 Jahrhunderts, Muchen 1941, p. 525)








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