Covidismo = Nuova religione
29 giugno 2021

Caccia grossa ai non vaccinati

Riprendiamo dal sito Notturno una intervista all'avvocato Francesco Fontana


Caccia grossa ai non vaccinati

Prenotazioni automatiche, esitanti stanati, forze dell’ordine mobilitate: come difendersi? “Notturno” lo chiede all’avvocato Francesco Fontana, presidente di "Iustitia in Veritate"


Telefonate a casa dalle Regioni per prenotare il vaccino agli over 60 che ancora mancano all’appello, le chat di classe invase dal mantra «vacciniamo i bambini per tornare in presenza a settembre», Guido Bertolaso che evoca «i carabinieri a casa di chi non si vuole vaccinare»: la narrazione dominante preme sull’acceleratore della campagna vaccinale, ma cosa si nasconde dietro queste nuove pressioni? E cosa può fare un cittadino che non ha intenzione di sottoporsi alla vaccinazione?

“Notturno” lo ha chiesto all’avvocato Francesco Fontana, presidente di “Iustitia in Veritate”, associazione impegnata nella difesa dei diritti «lesi anche con il pretesto della situazione emergenziale in tempo di pandemia». L’avvocato Fontana è già intervenuto sulle pagine virtuali di questa newsletter il 17 maggio 2021 con un’intervista esclusiva.

La caccia con i cani
Image by Rebekah Howell from Unsplash

Il generale Figliuolo ha chiesto alle Regioni di telefonare direttamente a casa degli over 60 che non si sono ancora prenotati per il vaccino anti covid-19. Come comportarsi? «Si tratta di tentativi bizzarri che dimostrano un affanno rispetto a una campagna di vaccinazione che evidentemente non sta dando i risultati previsti. In ambito sanitario molti si stanno opponendo all’obbligo, e questo dato numerico sta andando a inceppare tutta la macchina impostata con il decreto legge del 1° aprile poi convertito in legge il 28 maggio scorso. Questa propaganda mediatica martellante rispetto all’esigenza di convincere le persone a vaccinarsi, usando anche questi sistemi impropri e illegittimi, dimostra l’affanno. Queste telefonate sono totalmente un abuso e una invasività nella sfera del privato cittadino, il quale deve rifiutarsi di interloquire con lo sconosciuto “telefonatore”, che non ha alcun diritto di chiedere né di invitare a vaccinarsi. Nessuno ha diritto di chiedere telefonicamente dati sanitari o invitare a un trattamento sperimentale in modo così pervasivo: sono tentativi bizzarri, illegittimi e illegali. Ci si senta estremamente liberi nel rispondere o non rispondere, anche nel rispondere in modo categorico e deciso a questi tentativi illegittimi, ovviamente senza utilizzare espressioni volgari».

La vaccinazione come conditio sine qua non per tornare a scuola in presenza a settembre o per tornare in ufficio: come fare? «Sono pressioni volte a diffondere un convincimento che non può essere diffuso per obbligo di legge. Si sta cercando in modo propagandistico di diffondere la notizia come se fosse un obbligo morale che ci si vaccini tutti, di modo tale che molti caschino nel tranello. Il concetto di generare una consuetudine è il cosiddetto escamotage giuridico attraverso il quale il legislatore può arrivare in seguito a legiferare. La consuetudine è la prima base su cui potrebbe poi ergersi una normazione più strutturata: diventa fonte del diritto quando c’è la reiterazione del comportamento e il convincimento di sottostare a un obbligo giuridico. Così la consuetudine diventa il primo tassello normativo per promulgare una legge. Esempio? Siccome l’80% delle scuole chiede di sottostare all’obbligo vaccinale e il personale scolastico, i docenti e i genitori non oppongono alcuna reazione, allora lo Stato promulgherà una legge che lo imponga a livello di legislazione ordinaria. Un metodo sottile, subdolo e invasivo».

Un genitore che si sente fare queste richieste nei confronti dei propri figli, magari in modo informale sulle chat dei genitori, cosa può fare? È impotente? «Impotente fino a un certo punto, perché se l’obiettivo è il convincimento diffuso il genitore può o scegliere di defilarsi da quel contesto, ad esempio dalla chat di gruppo, e farlo dandone una spiegazione precisa se desidera, oppure reagire anche in modo perentorio all’interlocutore: lei sulla base di cosa mi chiede questi dati? Come si permette? A che titolo? Se lo ritiene lei un obbligo, allora mi mandi una richiesta formale scritta. E ciò non avverrà, perché non c’è alcuna base di legge per imporre la vaccinazione a scuola o in ufficio: sarebbe cristallizzare un abuso. Tutte queste pressioni, che infatti avvengono sempre in forma orale, sono semplicemente un abuso. Si chiama finestra di Overton, portare ad accettare l’inaccettabile un poco per volta; opporsi significa bloccare tutto il meccanismo e impedire la realizzazione dell’inganno».

Cresce la pressione mediatica nei confronti dei cosiddetti esitanti del vaccino, un esempio è la frase «Mancano ancora quelli che non vogliono vaccinarsi, che non possiamo andare a prendere a casa con i carabinieri», pronunciata da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale lombarda, il 23 giugno 2021. «È una frase raccapricciante. È terrificante che un personaggio di questo calibro dica pubblicamente una cosa del genere. Un’affermazione così non può essere frutto del caso, ma è frutto di una strategia: incutere timore al fine di diffondere il convincimento che sia cosa buona e giusta vaccinarsi. O andando direttamente al centro vaccinale, come alla ricerca del Sacro Graal, o accettando future restrizioni e imposizioni senza opporsi. Ed è ancor più raccapricciante che queste affermazioni vengano poi riprese dalle principali testate giornalistiche nazionali; non sono dette né riprese a caso. C’è un convincimento strategico: al momento l’unico obbligo, illegittimo e incostituzionale, è quello imposto al personale sanitario fino al 31 dicembre 2021. Nessun’altra categoria è obbligata, ed infatti non potrebbe esserlo, perché la Costituzione lo impedisce. I padri costituenti avevano ben presente che il concetto di interesse collettivo alla salute è il principio di ogni dittatura, per questo la nostra Costituzione, basti pensare all’articolo 32, definisce i limiti e i parametri della tutela alla salute, che non è un interesse collettivo ma il diritto della singola persona ad essere tutelata nel proprio benessere psicofisico. L’interesse collettivo alla tutela della salute è la base di ogni regime totalitario». (Riproduzione riservata)

Attualmente “Iustitia in Veritate” assiste legalmente oltre cento operatori sanitari che hanno deciso, come spiega Fontana, «di opporsi e resistere all’imposizione illegittima di un obbligo per essere trattati come cavie». Per chiedere assistenza all’associazione è possibile telefonare al numero 0287166419, o scrivere a iustitiainveritate@gmail.com.


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