Non sarà affatto facile sbarazzarsi né di Trump, né dei suoi sostenitori.
Non un buon segno per gli oligarchi del grande reset.
A cura di Umberto Pascali
La perfetta dittatura per il terzo millennio
In nome della difesa della democrazia
Il movimento di Trump più che mai l’ostacolo decisivo al Grande reset
Raccapricciante,
disgustoso, feroce, disumano, irrazionale, sadistico, in spregio a ogni
diritto umano, fuori controllo, consumato dall’odio e dalla sete di
vendetta … Quello che sta succedendo negli Stati Uniti merita tutti
questi aggettivi e di più.
Lo
stato profondo e i politici che si sono nutriti - e si nutrono - alle
sue mammelle reagiscono così alla grande paura. Non tanto alla paura
dell’invasione del Parlamento del 6 gennaio – una macabra montatura che
sta cascando a pezzi col passare dei giorni e con l’accumularsi delle
prove sul ruolo di addestratissimi provocatori legati ai terroristi di
Antifa.
Certamente,
molti congressisti hanno provato per la prima volta paura per la loro
incolumità fisica – uno spavento che forse qualcuno voleva che
provassero – quando sono stati portati quasi di peso nel bunker segreto e
convinti che gli invasori trumpiani fossero decisi a aggredirli o
peggio.
Per
la prima volta hanno provato il senso di insicurezza, terrore,
vulnerabilità che centinaia di miglia di cittadini hanno provato per
molti mesi di fronte ai saccheggi, agli incendi, violenza indiscriminata
con tanti feriti, con morti che le bande di Antifa e Black Lives Matter
avevano messo in atto – con quasi totale impunità anzi con la
giustificazione da parte di big media, social media, l’apparato del
partito democratico.
Nessuno aveva detto ai congressisti nel bunker l’istigatore della violenza non era Trump.
Gli
istigatori dispiegati con tecniche che da addestramento militare, sono
stati elementi come John Earle Sullivan di Antifa che è stato preso con
le mani nel sacco nel doppio ruolo di istigatore provocatore mascherato
da manifestante pro-Trump e di testimone - corrispondente per la CNN.
Sullivan che è stato ripreso mentre distruggeva e incitava a “bruciare”
il Congresso. “Lasciatemi passare, io ho un coltello”. Le prove della
provocazione organizzata contro Trump si stanno accumulando in modo
esponenziale.
Video
e testimoni oculari non lasciano dubbi che i dimostranti sono stati
lasciati entrare, senza una vera resistenza da parte della polizia del
Congresso che è sotto la giurisdizione della Presidente della Camera la
82nne odiatrice di Trump, Nancy Pelosi e, in parte, del capo
repubblicano al congresso, Mitch McConnell, creatura dello stato
profondo che forse odia Trump più della Pelosi.
Quelli,
come Nancy Pelosi, che ora si stracciano le vesti accusando Trump di
aver ordinato la violenza e quella che chiamano l’insurrezione, e che
hanno approvato il ridicolo impeachment lampo in sette ore, non hanno
potuto trovare una singola frase nel discorso di Trump che incitasse
alla violenza. Cosa aveva detto Trump al milione di persone venute da
tutto il paese per protestare contro la più grande frode elettorale a
memoria d’uomo? Aveva detto di andare al Congresso e “far sentire la
propria voce pacificamente e patriotticamente.” La violenza era avvenuta
per lo meno 20 minuti prima che Trump finisse il suo discorso.
Appena
informato, Trump aveva emesso comunicati per social media (prima che
gli venissero banditi) chiedendo con forza che si mettesse fine ad ogni
violenza. Inoltre, il provocatore Sullivan aveva organizzato una dimostrazione anti Trump alle 11 presso il Monumento a Washington. Stanno emergendo prove di pullman di Antifa che erano arrivati sul posto in modo tale che mentre Trump stava parlando, già i team di Antifa erano entrati in azione e si preparavano ad attaccare il non difeso Parlamento.
Il
capo della polizia del Congresso, ora capro espiatorio costretto alle
dimissioni da Pelosi e McConnell, ha spiegato che la sua richiesta di
rinforzi da parte della guardia nazionale erano stati bloccati dai suoi
superiori. Stessa cosa per l’offerta da parte delle autorità militari di
mandare rinforzi.
Fino
all’ultimo minuto – quando era troppo tardi – qualsiasi rinforzo era
stato vietato dai politici. Allo stesso tempo si assisteva al fenomeno
inesplicabile di difensori del Congresso che lasciavano le porte aperte o
che addirittura invitavano i primi dimostranti ad entrare. Spesso
elementi di Antifa che indossavano in modo atipico cappelli e altri
segni pro-Trump ma riconoscibilissimi da esperti, Michael Waller, come
uno dei più qualificati esperti in Guerra psicologica, guerra politica,
sovversione e addestratore militare. O come Michael Yon, uno dei massimi
esperti nel campo di guerre non convenzionali.
Nonostante
il risentimento della gente contro i congressisti, la folla dei
sostenitori di Trump non aveva alcuna intenzione di penetrare nel
congresso con la forza. La quasi insistente barriera della polizia non
era sufficiente a trasformare una massa di gente istintivamente
pacifica, infatti quasi festiva e a favore delle forse dell’ordine –
nell’orda sanguinaria e violenta di cui le TV e i Big Media aveva
bisogno per bollare Trump i suoi col marchio di “terroristi domestici”
da sterminare.
L’edificio
del Congresso, come hanno notato gli esperti menzionati, è una
roccaforte di marmo imprendibile, con poche entrate facilmente
blindabili. È anche un immenso labirinto, chiunque non abbia
dimestichezza finisce col perdersi. Ecco allora che la polizia del
congresso invita i dimostranti a entrare nel perimetro proibito e infine
ad aprire le porte altrimenti inespugnabili. Ma non bastava.
Entrano
allora in azione che le addestratissime squadre di Antifa . Si può
ancora trovare online il video dell’operative della provocazione John
Earle Sullivan che– unico con megafono – incita la gente a seguirlo,
perché’ è facile, si può entrare. “Bruciamo il Congresso… Stiamo facendo
la Storia… Ce la possiamo fare. Avanti!”. Gruppi di persone lo seguono
indecise, e rimangono meravigliati che le porte siano aperte. Per loro
tutto sembra meno che un’irruzione.
È
facile distinguere gli operatives dalla massa della gente che li segue
eccitata e frastornata. . . La gente entra con grande rispetto
sorridendo con una certa soggezione per il luogo che considerano quasi
sacro. Si fermano ad ammirare le statue, i soffitti, le colonne
marmoree, I ritratti dei padri fondatori... Prendono foto, proprio come
le migliaia di turisti che ogni giorno visitano il Congresso che gli
americani considerano come il loro edificio, The people House, la Casa
del Popolo.
I
provocatori urlano, agitano, sanno dove andare, danno ordini quasi in
gergo militare alla folla, parlano con autorità ai poliziotti. John
Earle Sullivan – il provocatore perfetto ora sospettato da molti di
essere al servizio di qualche agenzia – èstato
ripreso su video mentre spiega a due poliziotti che è meglio che
abbandonino la porta che introduce alla zona più sensibile dietro alla
quale ci sono uomini armati con le pistole spianate, pronti a sparare
sulla folla. “Bro – fratelli, è meglio
che ve ne andiate prima che qualcuno si faccia male.” Senza una
parola, i poliziotti lasciano il loro posto come all’ordine di un
superiore. Un complice rompe i vetri blindati usando un casco passatogli
da un altro complice che poi si allontana e cambia velocemente i
vestiti trasformando completamente la sua apparenza...
La vetrata della porta viene sfondata, la trappola è pronta.
Ma non è Sullivan a varcarla, lui continua ad arringare e agitare.
Lascia che la varchi uno dei dimostranti, Ashli Babbitt. Un colpo di
pistola al collo la fa stramazzare al suolo. Sullivan continua ad
agitare. Non soccorre la vittima ma grida: “E’ morta, È morta,
l’hanno uccisa, uccisa!”… Arrivano quattro poliziotti – apparentemente
ignari -- e cercano di soccorrerla: “No, no, la possiamo salvare.” Ma
Sullivan continua con la sua tragica sceneggiata…
Come
premio sarà intervistato immediatamente dopo, in prima serata, con
grande rispetto e deferenza dalla CNN e farà da falso cronista alle sue
stesse imprese…
Tutto quello che abbiamo riportato è su video, anzi diversi videi. La ricostruzione è della famosa giornalista investigativa giapponese, Masako Ganaha.
Stranamente,
Sullivan è stato subito dopo interrogato dalla polizia ma non
arrestato. Un testimone attendibile. In seguito alle proteste, Sullivan
è stato ri-arrestato, ma rilasciato subito sotto cauzione. Per gli
altri, per gli ignari partecipanti, la situazione è molto diversa. Il
cosiddetto Sciamano con le corna, l’apprendista attore con problemi, si
dice, psicologici, la porta della prigione si è aperta e ora ha di
fronte la possibilità di una condanna a 25 anni per terrorismo
domestico. Un'altra tragedia: Uno dei dimostranti si è ucciso prima di
essere arrestato.
Si calcola che i danni all’interno del congresso, rottura di mobili, devastazioni ecc.,
siano stati commessi dai team di Antifa. Non dai dimostranti normali,
indotti quasi senza accorgersene ad entrare in un Congresso che aveva
aperto le porte e il cui servizio d’ordine li aveva accorti come
ospiti.
Ora
siamo alle liste di proscrizione, tipo guerra civile romana tra Mario e
Silla. La parola d’ordine è “terrorista domestico”. Tutti quelli che
hanno sostenuto Trump sono terroristi domestici, I grandi pennivendoli
propongono piani di de-programmazione mentale per chiunque sostenga
Trump. I figli vengono incitati a denunciare i propri genitori, e
premiati come modelli dai social media. I coniugi devono denunciare l’un
l’altro. Una campagna vomitevole che ha visto associarsi anche il
giornale italiano Repubblica.
Il
deep state tenta l’affondo al massimo. Biden, superando i limiti di
ogni decenza, ha paragonato due senatori ai propagandisti nazisti. I
senatori Ted Cruz e Josh Hawley avevano rifiutato di certificare il
risultato elettorale, come era loro diritto e dovere. Sull’onda
dell’isteria, ora il Deep State pretende che nessuno si azzardi più a
dire che c’è stata una frode elettorale. Quelle parole non devono essere
pronunciate.
Washington
è diventa una Bagdad dei momenti più caldi. Nei prossimi giorni
(settimane forse) nessuno potrà entrare nella zona verde senza permesso.
Il grande parco che va dal Congresso al Memoriale di Lincoln è chiuso
al pubblico. 25 mila soldati della guardia nazionale mandati da tutti
gli stati sono presenti giorno e notte nel Congresso e al centro della città. Per la presidente del congresso, Pelosi, non sono sufficienti.
Quello che è successo il 6 gennaio è a detta di molti, la conclusione di un’operazione di tipo “Rivoluzione colorata”americana iniziata
da prima che Trump fosse eletto presidente e intensificata fino al
parossismo nei primi mesi del 2020 con la strumentalizzazione del
Coronavirus.
“Siamo nel mezzo di una guerra dell’informazione contro il popolo americano”, ha detto John Solomon il
28 luglio, il più conosciuto analista sullo scandalo Russiagate e
operazioni sporche del Deep State. “Una guerra ora rivolta contro il
nostro popolo americano.
Queste armi che le agenzie della Difesa e dell’ intelligence hanno
sviluppato per creare caos in altri paesi - per destabilizzare i paesi
con cui siamo in guerra - vengono ora rivolte contro il popolo
americano".
Michael Waller, l’esperto il guerra psicologica, fa anche nomi di personaggi eccellenti nel suo saggi del 15 settembre scorso “L’esercito privato di Biden e la militarizzazione della politica americana”. Il nome del General Stanley McChrystal; ex capo delle forze USA in Afghanistan. Famoso nell’uso di Counterinsurgency, cioè insurrezione e contro insurrezione.
Il Washington Post aveva rivelato il primo maggio che il partito democratico poteva contare su un grosso sostegno: “Un
nuovo comitato di azione politica allineato ai democratici guidato dal
generale Stanley McChrystal, sta progettando di schierare la tecnologia
originariamente sviluppata per contrastare la propaganda dello Stato
Islamico al servizio di un obiettivo politico interno.”
Infatti il 16 gennaio, il Gen. McChrystal puntuale
come un cronometro spiega Yahoo News che stiamo assistendo a una
insurrezione interna agli USA e paragona il movimento di Trump a
Al-Qaeda. “Ho visto la stessa dinamica in Iraq.”
Scrive Waller : "Il
gruppo, Defeat Disinfo, utilizzerà l'intelligenza artificiale e
l'analisi della rete per mappare la discussione sulle affermazioni del
presidente sui social media. Cercherà di intervenire identificando le
contro-narrazioni più popolari e promuovendole attraverso una rete di
oltre 3,4 milioni di influencer in tutto il paese, in alcuni casi
pagando utenti con un ampio seguito per schierarsi contro il presidente…
conosco personalmente le versioni di questa tecnologia utilizzate dal
comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti. È stato progettato
non solo per Operazioni di guerra psicologica , ma per localizzare fisicamente le persone in tempo reale.”
Ritorneremo su queste trame prossimamente. Vorrei qui sottolineare che, come è successo già molte
volte con il movimento legato a Trump, operazioni illegali che
sembravano a prova del fuoco, sono crollate miseramente. Waller e
Solomon stanno denunciando esattamente l’ultima grande operazione: un
misto di tecnologia dell’informazione e repressione militare. La
formula perfetta? Non sembra proprio. Sebbene per il momento sembra che
Biden potrà occupare la Casa Bianca, già il 21 Gennaio, la deputata trumpiana, Marjorie Taylor Greene, presenterà ufficialmente
al Congresso i capi di imputazione per l’impeachment di Biden. Mente la
grande e oscena montatura dell’assalto al Congresso sta cascando a
pezzi. In più Trump
appare pronto a giocare un letale contropiede. Pressoché’ tutti i
documenti finora secretati riguardanti Biden e i pezzi forti del deep
state, saranno de secretati. Come ha detto il direttore politico della
rete televisiva ABC: “Sbarazzarci di Trump è la parte facile, ripulire il suo movimento sarà molto diverso.
In realtà non sarà affatto facile sbarazzarsi né di Trump, né dei suoi sostenitori - la gran parte deli americani. Sarà un
periodo duro, di tentata repressione dittatoriale ma quelli che lo
hanno portato alla vittoria nel 2016 continuano a sostenerlo
infischiandosene della paura e della guerra psicologica.
Anzi sono diventati immuni agli elettroshock pavloviani. Hanno
scoperto che movimenti simili sono nati e stanno crescendo in tutto il
mondo. Con un’idea molto chiara di chi è il nemico.
Non un buon segno per i grandi oligarchi del grande reset.