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FAUSTINA KOWALSKA, GIOVANNI PAOLO II E L’ERESIA DELL’APOCATASTASI


09 ottobre 2021
FAUSTINA KOWALSKA, GIOVANNI PAOLO II E L’ERESIA DELL’APOCATASTASI
A seguito del precedente articolo di Don Curzio Nitoglia sulla Suora Faustina Kowalska pubblichiamo questo studio con un approfondimento sul tema dell'apocatastasi.
Il presente articolo, ricco di riferimenti, fu pubblicato sul sito pontifex.

http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/12691-faustina-kowalska-giovanni-paolo-ii-e-leresia-dellapocatastasi

FAUSTINA KOWALSKA, GIOVANNI PAOLO II E L’ERESIA DELL’APOCATASTASI


 
La devozione a Gesù Misericordioso, subito dopo la morte di suor Faustina Kowalska avvenuta nel 1938, ebbe una rapida diffusione in Polonia durante il secondo conflitto mondiale e fu accolta dall’episcopato polacco negli anni successivi. Negli anni ’50 essa era già notevolmente diffusa quando fu sottoposta al vaglio della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, che (con Decreto del 28.11.1958 e Notificazione del 6.3.1959) affermò: “Si rende noto che la Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, prese in esame le asserite visioni e rivelazioni di suor Faustina Kowalska (dell’Istituto di Nostra Signora della Misericordia, defunta nel 1938 presso Cracovia), ha stabilito quanto segue: 1) doversi proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte dalla medesima suor Faustina; 2) essere demandata alla prudenza dei Vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto” (Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, Notificazione del 6.3.1959).

L’obiezione fondamentale sollevata dalla Sacra Congregazione era quella dell’eresia dell’apocatàstasi, che emergeva da alcuni brani contenuti nel Diario di suor Faustina, e per questo il diario fu inserito nell’Indice dei libri proibiti.

Gli effetti di questi divieti furono molto pesanti, specie in Polonia.

L’episcopato locale tuttavia non volle uniformarsi alle direttive di Roma e la devozione resistette, in particolare per il sostegno dell’allora arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, che reggeva l’arcidiocesi dal gennaio del 1964, e che dall’ottobre del 1965 al settembre del 1967 aveva condotto la fase diocesana del processo di canonizzazione di suor Faustina.

In prossimità della salita al soglio pontificio, l’arcivescovo Wojtyla, sostenendo che la prima traduzione del Diario dal polacco inviata a Roma era inesatta, era già riuscito a modificare la posizione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffizio), che pertanto a circa vent’anni dal precedente decreto dovette emanare una nuova Notificazione dal tenore assai diverso rispetto a quello di cui sopra: “Da diverse parti, specialmente dalla Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se le proibizioni contenute nella Notificazione della S. Congregazione del S. Uffizio, pubblicata… (nel) 1959, riguardanti la devozione alla Divina Misericordia nelle forme proposte da suor Faustina Kowalska, si debbano ritenere ancora in vigore. Questa S. Congregazione, tenuti presenti i molti documenti originali, non conosciuti nel 1959; considerate le circostanze profondamente mutate; e tenuto conto del parere di molti Ordinari Polacchi, dichiara non più vincolanti le proibizioni contenute nella citata Notificazione”. (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione del 15.4.1978)

Karol Wojtyla, divenuto Papa nell’ottobre del 1978, ha portato a compimento quanto già aveva fatto mentre era Vescovo di Cracovia. Il 30 novembre 1980 pubblicò l’Enciclica Dives in misericordia; la Domenica in Albis del 18 aprile 1993, in Piazza San Pietro, dichiarò beata suor Faustina Kowalska ed il 30 aprile 2000, in pieno Giubileo, la canonizzò, istituendo anche la Festa liturgica della Divina Misericordia nella Seconda Domenica di Pasqua.

L’indulgenza plenaria collegata alla Festa della Divina Misericordia fu approvata con decreto della Penitenzieria Apostolica, emesso il 29 giugno 2002, ed il 17 agosto 2002 il Papa Giovanni Paolo II, durante la Solenne Dedicazione del Santuario Mondiale della Divina Misericordia di Cracovia - Lagiewniki in Polonia, consacrò il mondo alla Divina Misericordia.

Questa affermazione contenuta non solo implicitamente ma anche molto esplicitamente nel Diario di suor Faustina si può definire “automatismo della salvezza”, mentre noi crediamo, in linea col Catechismo della Chiesa Cattolica, che la salvezza non è mai automatica, in quanto è frutto di un atto volontario dell’anima che accoglie la Grazia di Dio.

1847 “Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi”. (Sant'Agostino, Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923).

Nella storia della Chiesa questa tendenza ad attribuire a Dio il desiderio di ricongiungere a Sé tutte le Sue creature, anche se immeritevoli della salvezza (come i demoni e i dannati), ha portato alla formulazione di un’eresia, detta comunemente “eresia dell’apocatàstasi”.

Apocatàstasi (in greco: αποκατάστασις, apokatástasis) è un termine dai molteplici significati a seconda degli ambiti (principalmente religiosi e filosofici) in cui è usato. Letteralmente significa "ritorno allo stato originario", "reintegrazione".

Nel Cristianesimo, il concetto di apocatastasi è presente in un unico versetto della Bibbia, Atti 3, 21: “Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti.”

Il principale sostenitore dell'apocatastasi è considerato Origene. Secondo Origene, alla fine dei tempi avverrà la redenzione universale e tutte le creature saranno reintegrate nella pienezza del divino, compresi Satana, gli altri demoni, i dannati e la morte: in tal senso, dunque, le pene infernali, per quanto lunghe, avrebbero un carattere non definitivo ma purificatorio. I dannati esistono, ma non per sempre, poiché il disegno salvifico non si può compiere se manca una sola creatura. Base scritturale è il seguente passaggio: “E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.” (1Corinzi 15, 28).

Origene ebbe, inoltre, l’audacia di voler unire in sé le due qualità di filosofo e di cristiano: per questo fu oggetto, da subito, di aspre polemiche, delle quali Origene stesso era consapevole e dalle quali cercò di difendersi, come poi fecero anche i suoi apologisti ed estimatori: Panfilo, Eusebio, Atanasio, Socrate etc. Queste polemiche provenivano essenzialmente da due fronti, opposti ma aventi in comune la convinzione che essere un filosofo cristiano fosse una contraddizione in termini: 1) quello interno dei Cristiani che rifiutavano la filosofia greca e sostenevano che un Cristiano non può essere anche un filosofo, e 2) quello esterno di filosofi pagani (specialmente Neoplatonici) quali Porfirio, secondo cui un filosofo non avrebbe potuto essere cristiano. Porfirio infatti, che aveva conosciuto Origene da giovane e lo stimava come filosofo, si rammaricava che, a suo dire, fosse diventato cristiano, asserto che Eusebio si adoperò a confutare.

A tale proposito è interessante notare (e forse non tutti lo sanno) che anche Karol Wojtyla quando era già sacerdote non aveva difficoltà a dedicarsi alla filosofia e alla stesura di diversi testi su argomenti filosofici che egli (anche dopo essere divenuto Papa) non ha mai rinnegato. È dimostrato il suo profondo interesse per il metodo fenomenologico del filosofo Husserl, che, guarda a caso, aveva come assistente quella Edith Stein che poi si fece monaca col nome di Teresa Benedetta della Croce e che lo stesso Wojtyla, divenuto papa, beatificò il 1° maggio 1987 e canonizzò l’11 ottobre 1998, col titolo di compatrona d'Europa.

Wojtyla superando il metodo dell'analisi metafisica, tradizionalmente accettato dalla Chiesa che si richiama a San Tommaso d’Aquino, si sforzò di applicare allo studio della dottrina cristiana il metodo fenomenologico, seguendo l’esperienza specifica di Max Scheler, allievo di Husserl. Wojtyla sperimentò tale metodo addirittura nella sua tesi di dottorato che presentò all’Angelicum di Roma nel 1948 col titolo La dottrina della fede in San Giovanni della Croce. Per avere un’idea dell’ampiezza dei suoi lavori in materia filosofica (ben sette testi), basta fare riferimento alla raccolta di oltre 1500 pagine degli scritti filosofici di Karol Wojtyla intitolata Metafisica della persona. Tutte le opere filosofiche e saggi integrativi, a cura di G. Reale e T. Styczen, apparati e indici di G. Girgenti, Bompiani, Milano 2003.

Dopo questa parentesi sull’attività filosofica di Wojtyla (lunga ma necessaria per far comprendere la sua tendenza all’innovazione in materia di dottrina cristiana), torniamo non alle origini ma ad Origene per dire che la dottrina dell'apocatastasi venne accolta da altri padri orientali fra cui Gregorio di Nissa, sin quando non fu condannata come eresia nel V Concilio ecumenico, il Concilio di Costantinopoli del 553: (Se qualcuno dice o sente che il castigo dei demoni e degli uomini empi è temporaneo o che esso avrà fine dopo un certo tempo, cioè ci sarà un ristabilimento -apocatastasi- dei demoni o degli uomini empi, sia anatema.)

In seguito si ritrova comunque in diversi teologi e pensatori, tra cui Giovanni Scoto Eriugena o, in tempi molto più recenti, Friedrich Schleiermacher, Karl Barth, Hans Urs von Balthasar, Adriana Zarri, Paolo De Benedetti.

Riguardo al teologo Hans Urs von Balthasar, è noto il suo pensiero riguardo all’inferno del quale diceva che, se c’è, è vuoto.

Hans Urs von Balthasar aveva un grande estimatore nel Papa Giovanni Paolo II, che lo nominò Cardinale della Chiesa Cattolica (anche se il teologo morì prima di vestire la porpora cardinalizia).

Gli influssi del pensiero teologico di Hans Urs von Balthasar su Giovanni Paolo II si notano anche in altri scritti di Papa Wojtyla (vedi ad esempio il libro “Varcare la soglia della speranza” Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 - capitolo 28, pagg. 201-202).

Nel suddetto capitolo del libro, Giovanni Paolo II, dopo aver ricordato che “In Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere che «tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (I Tm 2,4)”, si domanda: “… può l'uomo essere dannato, può essere respinto da Dio? Da sempre il problema dell'inferno ha turbato i grandi pensatori della Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene, sino ai nostri tempi, a Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In verità, gli antichi concili avevano respinto la teoria della cosiddetta apocatàstasi finale, secondo la quale il mondo sarà rigenerato dopo la distruzione e ogni creatura sarà salva; una teoria che indirettamente aboliva l'inferno. Ma il problema è rimasto. Può Dio, il quale ha tanto amato l'uomo, permettere che costui Lo rifiuti così da dover essere condannato a perenni tormenti?”

Poi Giovanni Paolo II estende l’interrogativo al più grave caso di dannazione: “Anche quando Gesù dice di Giuda, il traditore, «Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,24), la dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso dell'eterna dannazione”.

Giovanni Paolo II ha dimostrato di sostenere anche le tesi enunciate dalla Venerabile Anna Caterina Emmerick, che egli stesso beatificò il 3 ottobre 2004, la quale nei suoi scritti (vedi il libro “I misteri dell'Antica Alleanza, traduzione a cura di Vincenzo Noja, Edizioni Segno - Udine 2001- capitolo I, pagg. 27-28) dichiara di aver avuto questa rivelazione: “Dopo la caduta degli Angeli cattivi vidi gli spiriti dei cori luminosi farsi umili e sottomessi dinanzi al trono di Dio, intercedendo il perdono per questi primi affinché venissero richiamati nelle altezze celesti. Quando vidi i cori lucenti degli Angeli buoni struggersi dinanzi all'Onnipotente, mi sentii intimamente unita alla loro misericordiosa richiesta, nella speranza che gli spiriti caduti sarebbero rimasti per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto il suo perdono. Venni a conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo lunghissimo alla loro conversione e al ripristino della grazia. Vidi questo tempo indicibilmente lungo, impensabile per un mortale. Accogliendo la supplica dei suoi Angeli, Dio aveva deciso che il Cielo sarebbe stato luogo di pace assoluta, mentre la Terra sarebbe servita alla Redenzione dell'umanità e degli spiriti infedeli e quindi teatro della necessaria lotta tra perdizione e resurrezione …”

Se non è apocatastasi questa?!

Prima di beatificare le anime bisognerebbe conoscere tutto quello che hanno dichiarato e pensarci bene!

Contro l’eresia dell’apocatastasi si schiera con estrema chiarezza il CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria Editrice Vaticana 1992 - nn. 392 - 393 pag. 112) che con riferimento agli angeli ribelli si esprime così: (392) “La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale «caduta» consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete come Dio» (Gn 3,5) «Il diavolo è peccatore fin dal principio» (I Gv 3,8), «padre della menzogna» (Gv 8,44). (393) “A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. «Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte» (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)

CHI HA RAGIONE ?

GIOVANNI PAOLO II, dal libro - intervista “VARCARE LA SOGLIA DELLA SPERANZA” (Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 - Capitolo 28, pagg. 201 - 202):

In Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere che «tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (I Tm 2,4). Questa frase della Prima Lettera a Timoteo ha un'importanza fondamentale per la visione e per l'annuncio delle cose ultime. Se Dio desidera così, se Dio per questa causa dona Suo Figlio, il quale a Sua volta opera nella Chiesa mediante lo Spirito Santo, può l'uomo essere dannato, può essere respinto da Dio?

Da sempre il problema dell'inferno ha turbato i grandi pensatori della Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene, sino ai nostri tempi, a Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In verità, gli antichi concili avevano respinto la teoria della cosiddetta apocatàstasi finale, secondo la quale il mondo sarà rigenerato dopo la distruzione e ogni creatura sarà salva; una teoria che indirettamente aboliva l'inferno.

Ma il problema è rimasto. Può Dio, il quale ha tanto amato l'uomo, permettere che costui Lo rifiuti così da dover essere condannato a perenni tormenti?

E, tuttavia, le parole di Cristo sono univoche. In Matteo Egli parla chiaramente di coloro che andranno al supplizio eterno (cfr. 25,46). Chi saranno costoro? La Chiesa non si è mai pronunciata in merito. Questo è un mistero, veramente inscrutabile, tra la santità di Dio e la coscienza dell'uomo.

Il silenzio della Chiesa è, dunque, l'unica posizione opportuna del cristiano. Anche quando Gesù dice di Giuda, il traditore, «Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,24), la dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso dell'eterna dannazione.

Allo stesso tempo, però, c'è qualcosa nella stessa coscienza morale dell'uomo che reagisce davanti alla perdita di una tale prospettiva: il Dio che è Amore non è anche Giustizia definitiva? Può accettare questi terribili crimini, possono essi passare impuniti? La pena definitiva non è in qualche modo necessaria per ottenere l'equilibrio morale nella storia così intricata dell'umanità? Un inferno non è in un certo senso «l'ultima tavola di salvezza» per la coscienza morale dell'uomo?”

ANNA CATERINA EMMERICK (beatificata il 3 ottobre 2004), dal libro “I MISTERI DELL'ANTICA ALLEANZA” (Traduzione a cura di Vincenzo Noja, Edizioni Segno - Udine 2001- Capitolo I, pagg. 27-28):

Dopo la caduta degli Angeli cattivi vidi gli spiriti dei cori luminosi farsi umili e sottomessi dinanzi al trono di Dio, intercedendo il perdono per questi primi affinché venissero richiamati nelle altezze celesti.

Quando vidi i cori lucenti degli Angeli buoni struggersi dinanzi all'Onnipotente, mi sentii intimamente unita alla loro misericordiosa richiesta, nella speranza che gli spiriti caduti sarebbero rimasti per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto il suo perdono.

Venni a conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo lunghissimo alla loro conversione e al ripristino della grazia.

Vidi questo tempo indicibilmente lungo, impensabile per un mortale. Accogliendo la supplica dei suoi Angeli, Dio aveva deciso che il Cielo sarebbe stato luogo di pace assoluta, mentre la Terra sarebbe servita alla Redenzione dell'umanità e degli spiriti infedeli e quindi teatro della necessaria lotta tra perdizione e resurrezione.

In fondo non sentivo nessuna misericordia per gli Angeli cattivi, perché essi erano precipitati così in basso a causa della loro ambizione, mentre avevo sempre commiserato la debole volontà di Adamo.”

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria Editrice Vaticana 1992 - nn. 392 - 393 pag. 112)

392 La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale « caduta » consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete come Dio» (Gn 3,5) « Il diavolo è peccatore fin dal principio » (I Gv 3,8), «padre della menzogna» (Gv 8,44).

393 A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. «Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte» (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)

MIO DIO, CHE ORRORE!”

Quanto siamo deboli e inaffidabili noi creature!

Davvero viene da esclamare col salmista (Salmo 116,11): «Ho detto con sgomento: "Ogni uomo è inganno"».

Fra i dubbi teologici di un Papa e le sconcertanti visioni di una mistica (per giunta già beatificata! n.d.r.), che fare?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci rasserena: sentiamo che la verità è lì, in quelle parole che confermano gli Antichi Concili e i Padri della Chiesa! che mettono in guardia dal pericolo di cadere nell’eresia!

E, difatti, ritenere che le creature angeliche e umane condannate da Dio al castigo eterno, alla fine dei tempi saranno “reintegrate” nella comunione con Dio è la gravissima eresia della “apocatàstasi”, che ebbe come principale sostenitore Origene agli inizi del terzo secolo d.c. e che è stata condannata dal Concilio di Costantinopoli del 553.

Ultimamente essa è stata ripresa da alcuni teologi come Friedrich Schleiermacher e Hans Urs von Balthasar (quest’ultimo molto stimato da Papa Giovanni Paolo II, che lo elevò al titolo di cardinale).

La Giustizia è una perfezione di Dio, al pari della Misericordia.

Non c'è possibilità di salvezza per gli angeli ribelli e per gli uomini dannati.

A questo punto viene spontaneo gridare, con San Michele Arcangelo: "CHI COME DIO?"

Solo Tu, mio Signore, sei degno di fiducia! Di Te solo possiamo fidarci!

Anche se tutte le parole umane fallissero, la Tua Parola è infallibile!

Anche se tutti gli aiuti umani venissero meno, TU CI SEI!

Dobbiamo essere come bambini, che non temono nulla quando sono con il papà e la mamma!

I bambini che hanno fiducia nei genitori sentono realmente la loro presenza.

E noi, che crediamo totalmente in Te, sentiamo realmente la presenza Tua e della Mamma, che non ci abbandonate mai.

Le Vostre parole sono sempre veritiere e il Vostro amore è costante: abbandonati in Voi siamo al sicuro!

SOLO VOI, GESU' E MARIA!

Massimo Minarelli

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Nota di redazione:


Contro l’eresia dell’apocatàstasi si schierano con estrema chiarezza Nostro-Signore che parla 69 volte dell’inferno e del suo fuoco eterno che brucia eternamente, il Catechismo, le apparizioni (Fatima con la visione dell’inferno “dove vanno a finire le anime dei peccatori”), i santi. “Gli angeli cattivi, con libera scelta, hanno irrevocabilmente rifiutato Dio. Orbene gli angeli, essendo puri spiriti, sono incapaci di pentimento“. A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è la loro natura angelica, il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto della misericordia divina. «Non c’è possibilità di pentimento per loro – un angelo ne è incapace- come non c’è possibilità di pentimento per i dannati dopo la morte – non c’è più ne tempo ne libertà- » (San Giovanni Damasceno)

Riguardo alle citazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica ciò che scrive sulla apocatastasi è corretto ma in esso si trovano gli errori e le novità del concilio Vaticano II.




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