A seguito del precedente articolo di Don Curzio Nitoglia sulla Suora Faustina Kowalska pubblichiamo questo studio con un approfondimento sul tema dell'apocatastasi.
Il presente articolo, ricco di riferimenti, fu pubblicato sul sito pontifex.
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/12691-faustina-kowalska-giovanni-paolo-ii-e-leresia-dellapocatastasi
FAUSTINA
KOWALSKA, GIOVANNI PAOLO II E L’ERESIA DELL’APOCATASTASI
La devozione a Gesù Misericordioso, subito dopo la morte di suor
Faustina Kowalska avvenuta nel 1938, ebbe una rapida diffusione in
Polonia durante il secondo conflitto mondiale e fu accolta
dall’episcopato polacco negli anni successivi. Negli anni ’50
essa era già notevolmente diffusa quando fu sottoposta al vaglio
della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, che (con Decreto del
28.11.1958 e Notificazione del 6.3.1959) affermò: “Si rende noto
che la Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, prese in esame
le asserite visioni e rivelazioni di suor Faustina Kowalska
(dell’Istituto di Nostra Signora della Misericordia, defunta nel
1938 presso Cracovia), ha stabilito quanto segue: 1) doversi proibire
la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la
devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte dalla
medesima suor Faustina; 2) essere demandata alla prudenza dei Vescovi
il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente
fossero già esposte al culto” (Sacra Congregazione del
Sant’Uffizio, Notificazione del 6.3.1959).
L’obiezione
fondamentale sollevata dalla Sacra Congregazione era quella
dell’eresia dell’apocatàstasi, che emergeva da alcuni
brani contenuti nel Diario di suor Faustina, e per questo il diario
fu inserito nell’Indice dei libri proibiti.
Gli
effetti di questi divieti furono molto pesanti, specie in Polonia.
L’episcopato
locale tuttavia non volle uniformarsi alle direttive di Roma e la
devozione resistette, in particolare per il sostegno dell’allora
arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, che reggeva l’arcidiocesi
dal gennaio del 1964, e che dall’ottobre del 1965 al settembre del
1967 aveva condotto la fase diocesana del processo di canonizzazione
di suor Faustina.
In
prossimità della salita al soglio pontificio, l’arcivescovo
Wojtyla, sostenendo che la prima traduzione del Diario dal polacco
inviata a Roma era inesatta, era già riuscito a modificare la
posizione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (ex
Sant’Uffizio), che pertanto a circa vent’anni dal precedente
decreto dovette emanare una nuova Notificazione dal tenore assai
diverso rispetto a quello di cui sopra: “Da diverse parti,
specialmente dalla Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se
le proibizioni contenute nella Notificazione della S. Congregazione
del S. Uffizio, pubblicata… (nel) 1959, riguardanti la devozione
alla Divina Misericordia nelle forme proposte da suor Faustina
Kowalska, si debbano ritenere ancora in vigore. Questa S.
Congregazione, tenuti presenti i molti documenti originali, non
conosciuti nel 1959; considerate le circostanze profondamente mutate;
e tenuto conto del parere di molti Ordinari Polacchi, dichiara non
più vincolanti le proibizioni contenute nella citata Notificazione”.
(Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione del
15.4.1978)
Karol
Wojtyla, divenuto Papa nell’ottobre del 1978, ha portato a
compimento quanto già aveva fatto mentre era Vescovo di Cracovia. Il
30 novembre 1980 pubblicò l’Enciclica Dives in misericordia;
la Domenica in Albis del 18 aprile 1993, in Piazza San Pietro,
dichiarò beata suor Faustina Kowalska ed il 30 aprile 2000, in pieno
Giubileo, la canonizzò, istituendo anche la Festa liturgica della
Divina Misericordia nella Seconda Domenica di Pasqua.
L’indulgenza
plenaria collegata alla Festa della Divina Misericordia fu approvata
con decreto della Penitenzieria Apostolica, emesso il 29 giugno 2002,
ed il 17 agosto 2002 il Papa Giovanni Paolo II, durante la Solenne
Dedicazione del Santuario Mondiale della Divina Misericordia di
Cracovia - Lagiewniki in Polonia, consacrò il mondo alla Divina
Misericordia.
Questa
affermazione contenuta non solo implicitamente ma anche molto
esplicitamente nel Diario di suor Faustina si può definire
“automatismo della salvezza”, mentre noi crediamo, in linea col
Catechismo della Chiesa Cattolica, che la salvezza non è mai
automatica, in quanto è frutto di un atto volontario dell’anima
che accoglie la Grazia di Dio.
1847
“Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza
di noi”. (Sant'Agostino, Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923).
Nella
storia della Chiesa questa tendenza ad attribuire a Dio il desiderio
di ricongiungere a Sé tutte le Sue creature, anche se immeritevoli
della salvezza (come i demoni e i dannati), ha portato alla
formulazione di un’eresia, detta comunemente “eresia
dell’apocatàstasi”.
Apocatàstasi
(in greco: αποκατάστασις, apokatástasis) è un termine
dai molteplici significati a seconda degli ambiti (principalmente
religiosi e filosofici) in cui è usato. Letteralmente significa
"ritorno allo stato originario", "reintegrazione".
Nel
Cristianesimo, il concetto di apocatastasi è presente in un unico
versetto della Bibbia, Atti 3, 21: “Egli dev'esser accolto in cielo
fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio
fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti.”
Il
principale sostenitore dell'apocatastasi è considerato Origene.
Secondo Origene, alla fine dei tempi avverrà la redenzione
universale e tutte le creature saranno reintegrate nella pienezza del
divino, compresi Satana, gli altri demoni, i dannati e la morte: in
tal senso, dunque, le pene infernali, per quanto lunghe, avrebbero un
carattere non definitivo ma purificatorio. I dannati esistono, ma non
per sempre, poiché il disegno salvifico non si può compiere se
manca una sola creatura. Base scritturale è il seguente passaggio:
“E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio,
sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio
sia tutto in tutti.” (1Corinzi 15, 28).
Origene
ebbe, inoltre, l’audacia di voler unire in sé le due qualità di
filosofo e di cristiano: per questo fu oggetto, da subito, di aspre
polemiche, delle quali Origene stesso era consapevole e dalle quali
cercò di difendersi, come poi fecero anche i suoi apologisti ed
estimatori: Panfilo, Eusebio, Atanasio, Socrate etc. Queste polemiche
provenivano essenzialmente da due fronti, opposti ma aventi in comune
la convinzione che essere un filosofo cristiano fosse una
contraddizione in termini: 1) quello interno dei Cristiani che
rifiutavano la filosofia greca e sostenevano che un Cristiano non può
essere anche un filosofo, e 2) quello esterno di filosofi pagani
(specialmente Neoplatonici) quali Porfirio, secondo cui un filosofo
non avrebbe potuto essere cristiano. Porfirio infatti, che aveva
conosciuto Origene da giovane e lo stimava come filosofo, si
rammaricava che, a suo dire, fosse diventato cristiano, asserto che
Eusebio si adoperò a confutare.
A
tale proposito è interessante notare (e forse non tutti lo sanno)
che anche Karol Wojtyla quando era già sacerdote non aveva
difficoltà a dedicarsi alla filosofia e alla stesura di diversi
testi su argomenti filosofici che egli (anche dopo essere divenuto
Papa) non ha mai rinnegato. È
dimostrato il suo profondo interesse per il metodo fenomenologico del
filosofo Husserl, che, guarda a caso, aveva come assistente quella
Edith Stein che poi si fece monaca col nome di Teresa Benedetta della
Croce e che lo stesso Wojtyla, divenuto papa, beatificò il 1°
maggio 1987 e canonizzò l’11 ottobre 1998, col titolo di
compatrona d'Europa.
Wojtyla
superando il metodo dell'analisi metafisica, tradizionalmente
accettato dalla Chiesa che si richiama a San Tommaso d’Aquino, si
sforzò di applicare allo studio della dottrina cristiana il metodo
fenomenologico, seguendo l’esperienza specifica di Max Scheler,
allievo di Husserl. Wojtyla sperimentò tale metodo addirittura nella
sua tesi di dottorato che presentò all’Angelicum di Roma nel 1948
col titolo La dottrina della fede in San Giovanni della Croce. Per
avere un’idea dell’ampiezza dei suoi lavori in materia filosofica
(ben sette testi), basta fare riferimento alla raccolta di oltre 1500
pagine degli scritti filosofici di Karol Wojtyla intitolata
Metafisica della persona. Tutte le opere filosofiche e saggi
integrativi, a cura di G. Reale e T. Styczen, apparati e indici di G.
Girgenti, Bompiani, Milano 2003.
Dopo
questa parentesi sull’attività filosofica di Wojtyla (lunga ma
necessaria per far comprendere la sua tendenza all’innovazione in
materia di dottrina cristiana), torniamo non alle origini ma ad
Origene per dire che la dottrina dell'apocatastasi venne accolta da
altri padri orientali fra cui Gregorio di Nissa, sin quando non fu
condannata come eresia nel V Concilio ecumenico, il Concilio di
Costantinopoli del 553: (Se qualcuno dice o sente che il
castigo dei demoni e degli uomini empi è temporaneo o che esso avrà
fine dopo un certo tempo, cioè ci sarà un ristabilimento
-apocatastasi- dei demoni o degli uomini empi, sia anatema.)
In
seguito si ritrova comunque in diversi teologi e pensatori, tra cui
Giovanni Scoto Eriugena o, in tempi molto più recenti, Friedrich
Schleiermacher, Karl Barth, Hans Urs von Balthasar, Adriana Zarri,
Paolo De Benedetti.
Riguardo
al teologo Hans Urs von Balthasar, è noto il suo pensiero riguardo
all’inferno del quale diceva che, se c’è, è vuoto.
Hans
Urs von Balthasar aveva un grande estimatore nel Papa Giovanni Paolo
II, che lo nominò Cardinale della Chiesa Cattolica (anche se il
teologo morì prima di vestire la porpora cardinalizia).
Gli
influssi del pensiero teologico di Hans Urs von Balthasar su Giovanni
Paolo II si notano anche in altri scritti di Papa Wojtyla (vedi ad
esempio il libro “Varcare la soglia della speranza”
Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 - capitolo 28, pagg.
201-202).
Nel
suddetto capitolo del libro, Giovanni Paolo II, dopo aver ricordato
che “In Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere che «tutti gli
uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (I Tm
2,4)”, si domanda: “… può l'uomo essere dannato, può essere
respinto da Dio? Da sempre il problema dell'inferno ha turbato i
grandi pensatori della Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene,
sino ai nostri tempi, a Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In
verità, gli antichi concili avevano respinto la teoria della
cosiddetta apocatàstasi finale, secondo la quale il mondo sarà
rigenerato dopo la distruzione e ogni creatura sarà salva; una
teoria che indirettamente aboliva l'inferno. Ma il problema è
rimasto. Può Dio, il quale ha tanto amato l'uomo, permettere che
costui Lo rifiuti così da dover essere condannato a perenni
tormenti?”
Poi
Giovanni Paolo II estende l’interrogativo al più grave caso di
dannazione: “Anche quando Gesù dice di Giuda, il traditore,
«Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,24),
la dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso
dell'eterna dannazione”.
Giovanni
Paolo II ha dimostrato di sostenere anche le tesi enunciate dalla
Venerabile Anna Caterina Emmerick, che egli stesso beatificò il 3
ottobre 2004, la quale nei suoi scritti (vedi il libro “I misteri
dell'Antica Alleanza, traduzione a cura di Vincenzo Noja, Edizioni
Segno - Udine 2001- capitolo I, pagg. 27-28) dichiara di aver avuto
questa rivelazione: “Dopo la caduta degli Angeli cattivi vidi gli
spiriti dei cori luminosi farsi umili e sottomessi dinanzi al trono
di Dio, intercedendo il perdono per questi primi affinché
venissero richiamati nelle altezze celesti.
Quando vidi i cori lucenti degli Angeli buoni struggersi dinanzi
all'Onnipotente, mi sentii intimamente unita alla loro misericordiosa
richiesta, nella speranza che gli spiriti caduti sarebbero rimasti
per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto il suo perdono. Venni a
conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo lunghissimo alla
loro conversione e al ripristino della grazia. Vidi questo tempo
indicibilmente lungo, impensabile per un mortale. Accogliendo la
supplica dei suoi Angeli, Dio aveva deciso che il Cielo sarebbe stato
luogo di pace assoluta, mentre la Terra sarebbe servita alla
Redenzione dell'umanità e degli spiriti infedeli e quindi teatro
della necessaria lotta tra perdizione e resurrezione …”
Se
non è apocatastasi questa?!
Prima
di beatificare le anime bisognerebbe conoscere tutto quello che hanno
dichiarato e pensarci bene!
Contro
l’eresia dell’apocatastasi si schiera con estrema chiarezza il
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria Editrice Vaticana 1992 -
nn. 392 - 393 pag. 112) che con riferimento agli angeli ribelli si
esprime così: (392) “La Scrittura parla di un peccato di questi
angeli. Tale «caduta» consiste nell'avere, questi spiriti creati,
con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e
il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole
rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete come Dio»
(Gn 3,5) «Il diavolo è peccatore fin dal principio» (I Gv 3,8),
«padre della menzogna» (Gv 8,44). (393) “A far sì che il peccato
degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile
della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia
divina. «Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta
come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la
morte» (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)
CHI
HA RAGIONE ?
GIOVANNI
PAOLO II, dal libro - intervista “VARCARE LA SOGLIA DELLA SPERANZA”
(Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 - Capitolo 28, pagg. 201 -
202):
“In
Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere che «tutti gli uomini
siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (I Tm 2,4).
Questa frase della Prima Lettera a Timoteo ha un'importanza
fondamentale per la visione e per l'annuncio delle cose ultime. Se
Dio desidera così, se Dio per questa causa dona Suo Figlio, il quale
a Sua volta opera nella Chiesa mediante lo Spirito Santo, può l'uomo
essere dannato, può essere respinto da Dio?
Da
sempre il problema dell'inferno ha turbato i grandi pensatori della
Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene, sino ai nostri tempi, a
Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In verità, gli antichi
concili avevano respinto la teoria della cosiddetta apocatàstasi
finale, secondo la quale il mondo sarà rigenerato dopo la
distruzione e ogni creatura sarà salva; una teoria che
indirettamente aboliva l'inferno.
Ma
il problema è rimasto. Può Dio, il quale ha tanto amato l'uomo,
permettere che costui Lo rifiuti così da dover essere condannato a
perenni tormenti?
E,
tuttavia, le parole di Cristo sono univoche. In Matteo Egli parla
chiaramente di coloro che andranno al supplizio eterno (cfr. 25,46).
Chi saranno costoro? La Chiesa non si è mai pronunciata in merito.
Questo è un mistero, veramente inscrutabile, tra la santità di Dio
e la coscienza dell'uomo.
Il
silenzio della Chiesa è, dunque, l'unica posizione opportuna del
cristiano. Anche quando Gesù dice di Giuda, il traditore, «Sarebbe
meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,24), la
dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso
dell'eterna dannazione.
Allo
stesso tempo, però, c'è qualcosa nella stessa coscienza morale
dell'uomo che reagisce davanti alla perdita di una tale prospettiva:
il Dio che è Amore non è anche Giustizia definitiva? Può accettare
questi terribili crimini, possono essi passare impuniti? La pena
definitiva non è in qualche modo necessaria per ottenere
l'equilibrio morale nella storia così intricata dell'umanità? Un
inferno non è in un certo senso «l'ultima tavola di salvezza» per
la coscienza morale dell'uomo?”
ANNA
CATERINA EMMERICK (beatificata il 3 ottobre 2004), dal libro “I
MISTERI DELL'ANTICA ALLEANZA” (Traduzione a cura di Vincenzo Noja,
Edizioni Segno - Udine 2001- Capitolo I, pagg. 27-28):
“Dopo
la caduta degli Angeli cattivi vidi gli spiriti dei cori luminosi
farsi umili e sottomessi dinanzi al trono di Dio, intercedendo il
perdono per questi primi affinché venissero richiamati nelle altezze
celesti.
Quando
vidi i cori lucenti degli Angeli buoni struggersi dinanzi
all'Onnipotente, mi sentii intimamente unita alla loro misericordiosa
richiesta, nella speranza che gli spiriti caduti sarebbero rimasti
per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto il suo perdono.
Venni
a conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo lunghissimo alla
loro conversione e al ripristino della grazia.
Vidi
questo tempo indicibilmente lungo, impensabile per un mortale.
Accogliendo la supplica dei suoi Angeli, Dio aveva deciso che il
Cielo sarebbe stato luogo di pace assoluta, mentre la Terra sarebbe
servita alla Redenzione dell'umanità e degli spiriti infedeli e
quindi teatro della necessaria lotta tra perdizione e resurrezione.
In
fondo non sentivo nessuna misericordia per gli Angeli cattivi, perché
essi erano precipitati così in basso a causa della loro ambizione,
mentre avevo sempre commiserato la debole volontà di Adamo.”
CATECHISMO
DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria Editrice Vaticana 1992 - nn. 392 -
393 pag. 112)
“392
La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale « caduta »
consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta,
radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno.
Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal
tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete come Dio» (Gn 3,5) «
Il diavolo è peccatore fin dal principio » (I Gv 3,8), «padre
della menzogna» (Gv 8,44).
393
A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è
il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto
dell'infinita misericordia divina. «Non c'è possibilità di
pentimento per loro dopo la caduta come non c'è possibilità di
pentimento per gli uomini dopo la morte» (San Giovanni Damasceno, De
fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)
“MIO
DIO, CHE ORRORE!”
Quanto
siamo deboli e inaffidabili noi creature!
Davvero
viene da esclamare col salmista (Salmo 116,11): «Ho detto con
sgomento: "Ogni uomo è inganno"».
Fra
i dubbi teologici di un Papa e le sconcertanti visioni di una mistica
(per giunta già beatificata! n.d.r.), che fare?
Il
Catechismo della Chiesa Cattolica ci rasserena: sentiamo che la
verità è lì, in quelle parole che confermano gli Antichi Concili e
i Padri della Chiesa! che mettono in guardia dal pericolo di cadere
nell’eresia!
E,
difatti, ritenere che le creature angeliche e umane condannate da Dio
al castigo eterno, alla fine dei tempi saranno “reintegrate”
nella comunione con Dio è la gravissima eresia della “apocatàstasi”,
che ebbe come principale sostenitore Origene agli inizi del terzo
secolo d.c. e che è stata condannata dal Concilio di Costantinopoli
del 553.
Ultimamente
essa è stata ripresa da alcuni teologi come Friedrich Schleiermacher
e Hans Urs von Balthasar (quest’ultimo molto stimato da Papa
Giovanni Paolo II, che lo elevò al titolo di cardinale).
La
Giustizia è una perfezione di Dio, al pari della Misericordia.
Non
c'è possibilità di salvezza per gli angeli ribelli e per gli uomini
dannati.
A
questo punto viene spontaneo gridare, con San Michele Arcangelo: "CHI
COME DIO?"
Solo
Tu, mio Signore, sei degno di fiducia! Di Te solo possiamo fidarci!
Anche
se tutte le parole umane fallissero, la Tua Parola è infallibile!
Anche
se tutti gli aiuti umani venissero meno, TU CI SEI!
Dobbiamo
essere come bambini, che non temono nulla quando sono con il papà e
la mamma!
I
bambini che hanno fiducia nei genitori sentono realmente la loro
presenza.
E
noi, che crediamo totalmente in Te, sentiamo realmente la presenza
Tua e della Mamma, che non ci abbandonate mai.
Le
Vostre parole sono sempre veritiere e il Vostro amore è costante:
abbandonati in Voi siamo al sicuro!
SOLO
VOI, GESU' E MARIA!
Massimo
Minarelli
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Nota di redazione:
Contro
l’eresia dell’apocatàstasi si schierano con estrema chiarezza
Nostro-Signore che parla 69 volte dell’inferno e del suo fuoco
eterno che brucia eternamente, il Catechismo, le apparizioni (Fatima
con la visione dell’inferno “dove vanno a finire le anime dei
peccatori”), i santi. “Gli angeli cattivi, con libera scelta,
hanno irrevocabilmente rifiutato Dio. Orbene gli angeli, essendo puri
spiriti, sono incapaci di pentimento“. A far sì che il peccato
degli angeli non possa essere perdonato è la loro natura angelica,
il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto della
misericordia divina. «Non c’è possibilità di pentimento per loro
– un angelo ne è incapace- come non c’è possibilità di
pentimento per i dannati dopo la morte – non c’è più ne tempo
ne libertà- » (San Giovanni Damasceno)
Riguardo alle citazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica ciò che scrive sulla apocatastasi è corretto ma
in esso si trovano gli errori e le novità del concilio Vaticano II.