Kissinger
nel
1970, allora Segretario di Stato e Consigliere
per la Sicurezza Nazionale,
riceve
un documento
da
David Rockfeller (di
cui ha sposato la segretaria personale, Nancy).
Sono loro che hanno lavorato
per creare le frazioni
comunismo e anticomunismo all’interno della Chiesa? Sono
loro che, usando delle frange pseudo tradizionaliste/latifondiste e
la teologia della liberazione, hanno favorito lo scenario destra
sinistra all’interno della Chiesa
cattolica in America latina?
Sono
solo domande che sorgono leggendo questo memorandum di
Henry Kissinger, allora Segretario di Stato e consigliere per la
sicurezza nazionale...
e successivamente il Deep State che ha finanziato apertamente la primavera nella Chiesa portando agli sviluppi nella situazione attuale?
È
utile ricordare come Kissinger in opposizione alla Chiesa Cattolica e
alla sua tradizione, nel 1974 scrisse un altro Memorandum NSSM 200, per
la riduzione
della popolazione.
*** *** ***
Pubblicato
su Rivista
telematica (www.statoechiese.it)
febbraio 2010 ISSN 1971-8543
di
Alice Arduini
Lotta
alla sovversione all’interno della Chiesa Cattolica: il
piano del “Sint Unum”.
Da
un memorandum di Henry Kissinger al presidente Nixon*
Nei
primi mesi del 1970 un dossier preparato dall’organizzazione
clandestina “Sint Unum1”
fu tradotto dal francese all’inglese dalla Central Intelligence
Agency (CIA) e venne inoltrato dal Consigliere per la sicurezza
nazionale Henry Kissinger al presidente degli Stati Uniti, Richard
Nixon, in allegato a un memorandum intitolato “Studio sulla
sovversione nella Chiesa Cattolica”. Per meglio valutare
l’importanza del documento, è opportuno fornire alcune coordinate
indispensabili per comprendere le ragioni dell’arrivo del dossier
ai vertici dell’amministrazione americana e le conseguenze che ne
derivarono. Una prima coordinata è costituita dall’andamento delle
relazioni tra gli Stati Uniti e la Santa Sede, che proprio all’inizio
degli anni Settanta attraversarono un momento di svolta.
L’intenzione del presidente di superare la tradizione, ormai
consolidata, di non intrattenere relazioni diplomatiche con la Santa
Sede era infatti divenuta sempre più chiara a partire dal suo primo
viaggio in Europa, in particolare ai primi del marzo 1969, in
occasione del primo incontro di Nixon con Paolo VI. È utile
ricordare, a questo proposito, un significativo fallimento nella
creazione di relazioni ufficiali tra i due Stati, avvenuto durante
l’amministrazione Truman, che aveva scoraggiato ogni intento di
riavvicinamento futuro tra Stati Uniti e Vaticano. Nel 1950, Myron C.
Taylor dette le dimissioni per motivi di salute dalla carica di
“Rappresentante speciale del Presidente degli Stati Uniti d’America
Il
contributo è stato segnalato dal Prof. Francesco Margiotta Broglio.
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presso
Sua Santità Pio XII”. Fortemente voluta da Roosevelt, poi
confermata da Truman, la sua nomina aveva provocato numerose proteste
basate sull’incostituzionalità del provvedimento, ritenuto
contrario al principio di separazione tra Stato e Chiesa.
Il presidente Truman accettò le dimissioni di Taylor, ma non
rinunciò ad avvalersi della sua collaborazione. Il 20 ottobre 1951
Truman propose la nomina del generale Mark Clark, come ambasciatore
presso il Vaticano, iniziativa che maturava dopo un lungo periodo di
rappresentanza diplomatica non ufficiale: infatti, l’ultimo
ambasciatore statunitense aveva lasciato l’incarico nel 1870. La
nomina del presidente, tuttavia, per essere effettiva doveva ottenere
la conferma da parte del Senato. Nel paese si sollevò immediatamente
una forte opposizione, molto più aspra di quanto
Truman avesse immaginato. L’anti-cattolicesimo, ancora vivo in
America, ebbe un ruolo chiave nella protesta, risvegliando un
sentimento di rifiuto al provvedimento presidenziale,
che andò diffondendosi a macchia d’olio in tutto il paese, fino a
porsi al centro del dibattito politico. Il clima teso, di forte
opposizione, fu un fattore rilevante della scelta del presidente,
presa di concerto con il generale Clark, di abbandonare il progetto e
di interrompere i negoziati sulla questione. Da allora non ci furono
ulteriori tentativi da parte dall’amministrazione Truman di
istituire una rappresentanza
statunitense
in Vaticano. Dopo Eisenhower, anche John Kennedy,
nonostante fosse di fede cattolica, mostrò la sua ferma opposizione
a una diplomazia formale o informale presso la Santa Sede e questa
strada fu seguita anche dal suo successore, Lyndon Johnson. Il
presidente Nixon tentò invece di riallacciare le relazioni con la
Santa Sede, seppur in maniera informale. Il 5 febbraio 1969, con una
nota, informò Kissinger della sua intenzione di nominare un proprio
“Rappresentante speciale in Vaticano”. Il giorno successivo, dopo
aver commissionato uno studio sulla questione ai suoi più stretti
collaboratori, Kissinger rispose al presidente manifestando tutti i
suoi dubbi: Io non ho fatto sondaggi in Campidoglio, ma stimo che
l’opposizione al Congresso su questo punto potrebbe essere ancora
forte. Al momento stiamo scambiando informazioni e opinioni con il
Vaticano, sia a Roma, dove un funzionario dell’ambasciata americana
mantiene i contatti con il Segretariato vaticano, sia a Washington,
attraverso la delegazione apostolica. Entrambi, noi e il Vaticano,
consideriamo questi canali adeguati per soddisfare i nostri bisogni
reciproci.Nello
stesso memorandum, con una nota a penna, il presidente ribadiva con
fermezza: “Ho definitivamente deciso di andare avanti sulla
questione, dopo il mio ritorno dal viaggio in Europa”.
In una conferenza stampa, due giorni dopo la visita al Papa avvenuta
il 2 marzo 1969, un giornalista chiese al presidente: “In base alle
Sue conversazioni con Papa Paolo VI, ritiene vi sia qualche
possibilità che gli Stati Uniti mandino un inviato in Vaticano come
Rappresentante permanente?”. Nixon rispose:
“La
possibilità è stata presa in considerazione dal Dipartimento di
Stato e da me, perché siamo stati chiamati in questione sul fatto
che dovremmo avere una più stretta collaborazione e consultazione
con il Vaticano. Io, per esempio, ho trovato la mia conversazione con
Papa Paolo VI estremamente d’aiuto. [...] Voglio che questa linea
di comunicazione si mantenga nel tempo. Non ho ancora deciso se possa
essere mantenuta aperta basandoci sui canali che sono attualmente
disponibili. La questione è ancora oggetto di studio”.
Le proteste non tardarono ad arrivare: la Casa Bianca e il
Dipartimento di Stato furono sommersi dai più svariati messaggi di
opposizione alla scelta presidenziale, al punto tale che venne
redatto un modello standard di risposta alle innumerevoli lettere.
Il livello delle contestazioni non sembrò diminuire al punto che, a
fine aprile 1969, Nixon fu costretto a rivedere i suoi progetti,
abbandonando l’ipotesi dell’istituzione di un rappresentante
speciale e dedicando i mesi successivi a impostare altrimenti il
dialogo con la Santa Sede. In una conferenza stampa, fu posta
nuovamente una domanda concernente la questione della rappresentanza
in Vaticano. Nixon ribadì le stesse idee espresse al rientro dal
viaggio in Europa, ma affermò di essere giunto a una conclusione:
“Dopo aver esaminato la questione accuratamente, ho stabilito
canali di comunicazione attraverso visite di alto livello da parte di
funzionari del Gabinetto”.
Il presidente decise di mandare in missione dal Papa due ministri,
quello del Lavoro George Shultz, poi segretario di Stato durante
l’amministrazione Reagan, e quello dei trasporti John A. Volpe,
futuro
ambasciatore
statunitense in Italia, nonché numerosi alti funzionari della Casa
Bianca.
A partire dagli ultimi mesi del 1969, però, la situazione mutò
rapidamente, tanto da spingere il presidente Nixon a cambiare di
nuovo i suoi piani, riaccreditando l’ipotesi di istituire un
rappresentante speciale presso la Santa Sede. La decisione si
consolidò nel maggio 1970, quando Kissinger comunicò ufficialmente
che Henry Cabot Lodge avrebbe iniziato la sua missione in qualità
di: “Rappresentante speciale del Presidente USA presso Sua Santità
Paolo VI”. Nel periodo compreso tra il dicembre 1969 e il maggio
1970 si verificarono quindi delle circostanze tali da determinare un
interesse crescente dell’amministrazione statunitense per un
avvicinamento al Vaticano, attraverso un vero e proprio cambiamento
di rotta nella scelta dei canali diplomatici. In questo segmento
temporale si concatenarono però una serie di eventi che complicarono
i rapporti tra gli Stati Uniti e la Santa Sede. Il primo di questi
eventi fu il sospetto di un mutamento in corso nelle relazioni fra la
Santa Sede e l’Unione Sovietica. A tal proposito, il 1° dicembre
1969, John R. Brown III, assistente del presidente alla Casa Bianca,
scrisse un memorandum a Kissinger per informarlo che Robert Murphy,
diplomatico statunitense, aveva inviato un rapporto al presidente. In
occasione di un viaggio a Roma, Murphy scriveva di essere stato
informato da una fonte attendibile che Paolo VI si accingeva a
consolidare relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica.
Brown precisava:
Secondo
Murphy, se la notizia si dimostrasse ben fondata e l’Unione
Sovietica stabilisse una missione diplomatica presso il Vaticano,
alcuni degli americani che si opposero all’idea da noi proposta (di
inviare un rappresentante speciale alla Santa Sede), potrebbero avere
dei ripensamenti al riguardo. Letto questo messaggio (di Murphy), il
presidente si è chiesto se non sia il caso di riesaminare le
decisioni prese in passato e vorrebbe il Suo
parere
in merito
.
Kissinger
reagì con un ampio memorandum, offrendo a Nixon
un’analisi
delle relazioni internazionali della Santa Sede, soffermandosi
sulla
scelta compiuta dal Canada nello stesso anno, sulla spinta del
primo
ministro Trudeau, di consolidare le relazioni formali don il
Vaticano.
L’analisi di Kissinger si spostò poi sulla situazione
dell’Europa
orientale, dove le relazioni diplomatiche del Vaticano non
avevano
subito grandi mutamenti. Nella seconda parte del
memorandum
Kissinger arrivò al nodo della questione e si pronunciò
sugli
sviluppi delle relazioni statunitensi con la Santa Sede. La sua
cautela
era ancora evidente, ma in questa circostanza Kissinger cambiò
orientamento
rispetto al passato, dimostrandosi favorevole all’invio di
una
rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede e spiegandone le
ragioni
nei particolari:
I
recenti e utili commenti del Papa sul Vietnam e il suo sforzo di
assistenza
in Biafra e nel Medio Oriente (il ministro degli Esteri
israeliano
fece appello al Papa il 6 ottobre) sono significativi.
Nonostante
non sia nella posizione di giudicare gli atteggiamenti
nazionali,
correnti o potenziali, non vedo alcuna ragione di politica
estera
per non intrattenere relazioni diplomatiche e parecchie
ragioni
per cui dovremmo invece averle. Io penso che l’accordo
che
Lei ha discusso con Lodge sia adatto a questo proposito .
Un
altro sviluppo significativo si verificò poco dopo. Nel gennaio
1970,
Thomas Patrick Melady, diplomatico statunitense e futuro
ambasciatore
presso il Vaticano durante l’amministrazione Reagan,
inviò
a Kissinger un memorandum nel quale si riportavano voci sulla
presunta
intenzione di Paolo VI di accettare l’invito a recarsi a
Hiroshima
in occasione del venticinquesimo anniversario dei
bombardamenti.
Kissinger scrisse al suo collaboratore Peter Flanigan:
Trovo
piuttosto difficile da credere che Papa Paolo VI possa
permettersi
di essere coinvolto in un evento così squisitamente
politico
come la celebrazione del venticinquesimo anniversario di
Hiroshima.
Comunque, Melady dovrebbe sapere il fatto suo sulla questione e sono
d’accordo con lui che la visita sarebbe molto
spiacevole,
sia per noi, sia per i moderati in Giappone.
Proprio
in quel periodo, un ultimo elemento si aggiunse agli altri
due
nel determinare un clima di tensione tra Stati Uniti e Vaticano: si
trattava
per l’appunto del timore di un piano di sovversione all’interno
della
Chiesa Cattolica, oggetto di questo contributo. I membri
dell’organizzazione
cattolica clandestina “Sint Unum”, nata
nell’immediato
secondo dopoguerra, e della sua affiliata, la
“Commission
pour l’Église persecutée” del 1955, prepararono uno
studio
nel quale cercavano di dimostrare come la Chiesa fosse soggetta
a
un’opera di sovversione comunista. Il rapporto raggiunse il governo
americano
tramite David Rockefeller ,
che lo consegnò direttamente a
Kissinger,
il quale si incaricò di informare di persona il presidente
Nixon
sulla questione.
L’organizzazione
del “Sint Unum”, costituita inizialmente da
laici
francesi e tedeschi, si era poi allargata a cittadini di altre
nazionalità,
legati dall’appartenenza al partito cristiano-democratico del
paese
di provenienza. Il presidente e principale finanziatore
dell’organizzazione
era l’imprenditore italiano Carlo Pesenti
, a capo
di
molte aziende italiane, tra cui la Lancia automobili e Italcementi.
Il
contenuto del dossier, redatto in francese e poi tradotto in
inglese
per il governo americano dalla CIA, riguardava due tipi di
infiltrazioni
all’interno della Chiesa: una sovversione progressista e una
sovversione
modernista. La prima era avvenuta, secondo il documento,
per
opera di “Pax”, un gruppo di azione clandestino nato in Polonia e
incentrato
sull’asse Varsavia-Parigi-Messico, il cui principale canale di
propaganda
era la pubblicazione bimestrale delle “Informations
Catholiques
Internationales”. La seconda aveva come fine ultimo la
democratizzazione
della Chiesa cattolica, affinché la sua morale fosse
meno
austera, la sua disciplina meno esigente e i suoi dogmi meno
monolitici.
Il movimento era nato nei Paesi Bassi a partire dalla
gerarchia
ecclesiastica e si era sviluppato attraverso il centro
d’informazione
IDOC
, lungo l’asse Utrecht-Parigi-Messico.
La
sovversione nella Chiesa, secondo il dossier, aveva seguito
dapprima
una fase “discendente”, di natura soprattutto intellettuale e
teorica,
con la diffusione di lavori di impostazione scientifica, intesi a
rendere
appetibili certe idee socialiste e rivoluzionarie. Al termine della
prima
fase ne era iniziata una seconda, definita “ascendente”, di
natura
pratica
e direttamente rivoluzionaria. Una volta diffusa la rivoluzione
intellettuale
negli spiriti dei teologi, dei docenti dei grandi seminari, dei
movimenti
cattolici e di un certo numero di vescovi, vi sarebbero state
le
basi per dar vita a una vera agitazione rivoluzionaria dal basso.
Il
documento del “Sint Unum”, oltre a far emergere un quadro di
infiltrazioni
all’interno della Chiesa, in una seconda parte proponeva un
piano
per contrastarlo con gli stessi strumenti di diffusione e
propaganda,
naturalmente per fini opposti. In particolare, prevedeva la
medesima
tipologia di pubblicazioni: una lettera mensile dal titolo
“Notizie
religiose da Roma”, pensata principalmente per i vescovi; un
bollettino
bimestrale da stampare a Parigi, con un ruolo analogo alle
“Informations
Catholiques Internationales”; e infine, una rivista
scientifica,
pubblicata in Canada a Montreal. In una terza parte del
dossier
si riportavano in dettaglio i costi di ciascuna pubblicazione e
l’ammontare
totale del piano su cinque anni: quasi 74 milioni di franchi
francesi,
pari a circa 13,4 milioni di dollari americani.
Nel
suo memorandum, Kissinger informò il presidente
dell’ipotesi
di sovversione all’interno della Chiesa e allegò due
documenti
preparati dalla CIA: la traduzione inglese del dossier
originale
e le informazioni sul “Sint Unum”. Se ne riporta qui una
traduzione
in italiano, come anticipazione rispetto a future indagini
archivistiche:
ancora, infatti, non sono disponibili interpretazioni certe
sugli
sviluppi che ne seguirono. Il piano fu poi portato a termine? E vi
fu
poi un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella questione?
Memorandum
per il Presidente 18
Da:
Henry Kissinger
Oggetto:
Studio sulla sovversione comunista nella Chiesa Cattolica
David
Rockefeller mi ha recentemente consegnato un
documento,
ricevuto da amici, riguardante la sovversione
comunista
nella Chiesa Cattolica. Il documento è stato scritto
apparentemente
da un membro, o più membri, di un gruppo
cattolico
clandestino, chiamato “Sint Unum”, che comprende
principalmente
laici cattolici francesi e tedeschi. Una traduzione
inglese
del documento (l’originale è in francese), preparata dalla
CIA,
è allegata alla tabella A
.Un riassunto delle informazioni
disponibili
sul “Sint Unum” e sull’affiliata “Commission pour l’Église
Persécutée”, è allegato alla tabella B.
Lo
studio in questione, che sembra presentarsi come
un’analisi
della sovversione nella Chiesa in America Latina, è in
realtà
un trattato sulla sovversione all’interno della Chiesa nella
sua
interezza. Il documento propone anche un piano d’azione per
combattere
la sovversione comunista e ne stima il costo in circa
13,4
milioni di dollari, distribuiti nell’arco di cinque anni. Il
documento
mi è stato sottoposto per accertare l’eventualità che il
Governo
americano possa avere qualche interesse a contribuire al
finanziamento
della campagna.
Sommario
Lo
studio afferma che la Chiesa è sottoposta all’attacco di due tipi
di
forze:
(a)
“Sovversione progressista”, di origine comunista: sovversione
in
senso convenzionale, cioè infiltrazione per fini politici, iniziata
in
Polonia
attraverso un gruppo d’azione comunista clandestino, “Pax”, il
quale
ha concentrato negli ultimi anni i suoi sforzi in Francia. La
principale
attività è la diffusione di informazioni attraverso una
pubblicazione
chiamata “Informations Catholiques Internationales”,
che
cerca di infiltrare e influenzare il clero.
(b)
“Sovversione modernista”: il compendio di idee filosofiche e
concetti
elaborati da quei teologi e da quelle personalità del clero che
desiderano
ottenere un “ampio ecumenismo cristiano” e la
democratizzazione
della Chiesa, con un dogma meno monolitico e una
moralità
meno austera. Il centro più potente del modernismo è la
gerarchia
olandese; le idee moderniste sono diffuse tramite le
pubblicazioni
di un’organizzazione inizialmente istituita dalla
gerarchia
olandese, l’IDOC.
La
tesi alla base dello studio, brevemente, è che i comunisti
utilizzano
tendenze più liberali a favore dei propri fini e che il
modernismo
nella Chiesa sia diventato uno strumento della
sovversione
comunista o progressista. Ciò è accaduto perché i
comunisti
sanno come infiltrarsi senza essere scoperti, poiché un gran
numero
di intellettuali e sacerdoti esprimono la volontà di lavorare con
i
comunisti, dati i loro concetti di tolleranza; e alcuni leader
religiosi
sono
intellettualmente in sintonia con le dottrine economiche del
socialismo.
Tecnicamente,
la sovversione è presentata come un’attività
puramente
religiosa, con lo scopo di minimizzare reazioni difensive; si
sviluppa
in due fasi: una “discendente”, intellettuale e teorica, la quale
crea
la “mente” che deve porsi in sintonia con il socialismo, la
violenza
e
la rivoluzione; e una “ascendente”, nella quale i sacerdoti e i
vescovi
stimolano
agitazioni per il cambiamento.
La
contro-azione proposta
Il
documento propone di intraprendere una contro-azione ispirata a un
programma
a immagine e somiglianza di quello “sovversivo”. Il piano
intende
utilizzare un “approfondimento dottrinale”, cioè idee e concetti
tali
da contrastare il modernismo e l’utilizzo di pubblicazioni e
documenti
incentrati su questo fine. Tatticamente, il piano propone di
avvalersi
dei “tradizionalisti”, ma evitando di essere identificati con
questi;
di sviluppare una contro-azione “sulla stessa lunghezza d’onda”
del
Concilio Vaticano II; e di puntare specialmente a diffondere le idee
nella
gerarchia [ecclesiastica] e nei seminari, tra studenti e catechisti.
Il
documento propone tre pubblicazioni: una lettera mensile
contenente
novità religiose da Roma, un bollettino stampato a Parigi e
una
rassegna di studi teologici da preparare a Montreal. Il piano
propone
anche l’elaborazione di dieci editoriali e documenti da
distribuire
su scala mondiale e di otto azioni/informazioni destinate
solo
all’America Latina per diffondervi insegnamenti dottrinali.
Il
costo totale è stimato a 74 milioni di franchi, per un periodo di
cinque
anni
(13,4 milioni di dollari americani).
Valutazione
Lo
studio è più un’interpretazione che un’analisi basata sui
fatti,
sebbene
molto di quello che vi si afferma sia, probabilmente, vero. La
questione
centrale per noi, comunque, è se il Governo americano debba
essere
coinvolto nel tipo di azione proposto. Noi siamo stati, in effetti,
invitati
ad aiutare finanziariamente i movimenti teologici e ideologici
all’interno
della Chiesa.
La
mia sensazione è che sia troppo rischioso per gli Stati Uniti il
coinvolgimento
nel finanziamento di una contro-azione all’interno della
Chiesa
e credo che dovremmo evitarlo.
[...]
Allegato
B: Il Sint Unum
Il
Sint Unum, descritto da uno dei suoi fondatori come una
“organizzazione
cattolica clandestina, i cui propositi sono di
opposizione
al comunismo e di sostegno ai principi di Cristianità”, è
nato
nell’immediato dopoguerra, quando l’Europa stava riemergendo
dal
caos creato dal secondo conflitto mondiale. L’ex Primo ministro
francese
Robert Schuman e il Cancelliere tedesco Konrad Adenauer
trovarono
un legame comune nel loro desiderio di prevenire futuri
fraintendimenti
e ostilità tra la Germania e la Francia. Sotto il loro
incoraggiamento,
un piccolo gruppo di cittadini di rilievo dei due paesi
avviò
una serie di discussioni private e attività dalle quali è emersa la
presente
organizzazione. Costituita dapprima esclusivamente da
francesi
e tedeschi, l’organizzazione si è poi allargata a cittadini di
altri
paesi,
membri o simpatizzanti dei rispettivi partiti cristiano-
democratici.
Il
gruppo si incontra periodicamente in sessioni di discussione
formali,
dedicate a una varietà di soggetti: il declino della Chiesa
nell’età
moderna, l’uomo moderno e la morale, i valori morali tra gli
scienziati,
ecc. Il gruppo ha offerto, per inciso, ad alcuni dei suoi
membri
utili contatti internazionali d’affari.
Secondo
informazioni recenti, il Presidente del Sint Unum e il suo
principale
finanziatore è Carlo Pesenti, un ricco imprenditore italiano e
banchiere.
La fortuna di Pesenti è derivata dal suo interesse per
l’industria
del cemento in Italia. Egli diventò successivamente il
proprietario
di un grande numero di banche e della compagnia
automobilistica
Lancia. La Lancia diventò un grande canale finanziario
con
un capitale di 70 milioni di dollari e sviluppò posizioni
filoamericane
o, comunque, fortemente sensibili al richiamo degli Stati
Uniti.
Per quanto si sappia, Pesenti non è attivo in politica.
Un
progetto corrente del Sint Unum è la fondazione di un nuovo
periodico
internazionale e bisettimanale, il quale sarà pubblicato dal
“Journal
de Genève”, un quotidiano conservatore svizzero. Il Sint
Unum
userà questa pubblicazione come una vetrina per articoli che
esprimano
i punti di vista del gruppo. Pesenti ha contribuito con un
milione
di dollari al lancio del giornale, che sarà distribuito
gratuitamente
alle organizzazioni, ai centri intellettuali, alle librerie e
agli
individui più influenti. Il Sint Unum spera che Axel Springer, il
magnate
della stampa nella Germania orientale, e l’ex ministro tedesco
Franz
Josef Strauss accetteranno di partecipare attivamente a questa
nuova
pubblicazione.
Il
gruppo ha anche pianificato la creazione una scheda
comprendente
tutti gli scrittori antisocialisti, i giornalisti, ecc., la quale
sarà
ordinata per articoli e materiale giornalistico.
La
vittoria socialista in Germania e il rafforzamento dell’Opus Dei in
Spagna
hanno creato alcuni problemi al Sint Unum, sfociati nella
recente
cancellazione di un incontro programmato da tempo. Il gruppo
sperava
di invitarvi alcuni personaggi di rilievo del governo francese
ma,
secondo alcune informazioni giunte al Sint Unum, il Cancelliere
tedesco
Willy Brandt e il Presidente francese Georges Pompidou erano
in
disaccordo su alcune questioni fondamentali.
I
funzionari francesi, quindi, hanno ritenuto inappropriata la
partecipazione
a un incontro con alcuni avversari della linea Brandt,
come
Strauss. Era anche invitato José Solís Ruiz, già a capo del
sindacato
spagnolo e nemico dell’Opus Dei. Il rimpasto del governo
spagnolo,
risultato del rafforzamento degli elementi dell’Opus Dei e
dell’indebolimento
di Solís e dei suoi associati, è stato un altro fattore
che
ha portato alla cancellazione dell’incontro. Il ministro
dell’Informazione
e del Turismo nel nuovo Gabinetto spagnolo, Alfredo
Sánchez
Bella, è un amico di lunga data di Jean Violet e potrebbe essere
invitato
a legarsi al Sint Unum nel futuro.
I
prossimi incontri del Sint Unum si terranno a Parigi in marzo e a Rio
de
Janeiro in luglio.
Jean
Violet, un avvocato francese, è descritto nel gruppo come
“funzionario
esecutivo” e riceve un salario da Pesenti per la sua attività
all’interno
del Sint Unum. Violet dovrebbe visitare il nostro paese nel
prossimo
futuro per partecipare alla preparazione della visita del
presidente
Pompidou negli Stati Uniti in marzo. È nato in Francia il 20
maggio
1912, a Saint-Benin-d’Azy (Nièvre); accreditato nel 1952 come
corrispondente
alle Nazioni Unite, ha lavorato per l’Agenzia di stampa
cattolica
a Friburgo, in Svizzera. Il suo periodo di accreditamento durò
dal
dicembre 1952 al 14 marzo 1953. È affiliato ad alcune organizzazioni
giuridiche
internazionali ed è specializzato in diritto internazionale.
Violet
non è mai stato attivo apertamente nella politica francese, ma è
sempre
rimasto vicino ad Antoine Pinay come consulente politico. Oltre
alle
relazioni con altri membri del Sint Unum, Violet conta su
importanti
contatti negli Stati Uniti, come quelli con George Meany e
con
il generale Gruenther. A metà degli anni Cinquanta, Violet è stato
anche
in contatto con i direttori dei servizi d’intelligence francese e
tedesco,
dai quali egli spera di ottenere aiuto finanziario e sostegno ad
alcuni
programmi dell’organizzazione.
La
Commission pour l’Église Persécutée
Nel
1955 la “Commission pour l’Église Persécutée” aveva il suo
quartiere
generale a Friburgo, in Svizzera, ed era guidata da un ex
agente
dei servizi segreti. La Commissione era molto legata al Sint
Unum
e aveva contatti con le autorità ecclesiastiche, con i centri di
rifugiati
cattolici nell’Europa orientale e con i diplomatici cattolici
occidentali
in missione nell’Europa dell’Est. La Commissione ha anche
dichiarato
di godere di “discrete” connessioni con i cattolici che vivono
nei
paesi comunisti e con le organizzazioni cattoliche che forniscono
dati
di intelligence dall’Est europeo. La Commissione ha cercato in
un’occasione
contatti diretti con questa Agenzia per ricevere appoggi
per
le sue attività d’intelligence. In quel periodo, tuttavia,
l’Agenzia ha
avuto
accesso indiretto ai cosiddetti rapporti della “Commissione” e li
ha
trovati erronei o a un livello molto basso d’intelligence, quindi
di
scarso
interesse. Non abbiamo quindi manifestato accordo per l’avvio
dei
contatti richiesti. Jean Violet, il segretario-organizzatore del Sint
Unum,
è stato il punto di contatto tra l’organizzazione e la
Commissione.