"Quanto il sole ha influenzato le tendenze delle temperature
nell’emisfero nord?” è il titolo di un nuovo studio che dimostra
come sia avventato affermare che il riscaldamento globale sia causato
principalmente dalle attività umane
Un diversificato gruppo di scienziati ritiene avventato attribuire
le responsabilità dei cambiamenti climatici
principalmente alle emissioni di gas serra. I loro risultati
contraddicono la conclusione dell’IPCC (Intergovernamental Panel on
Climate Change) dell’ONU che, secondo quanto dimostra lo studio, è
fondata su dati incompleti e limitati sull’irraggiamento
solare totale.
È stata appena pubblicata una nuova revisione scientifica sul
ruolo del sole nei cambiamenti climatici nel corso
degli ultimi 150 anni. Emerge che l’IPCC potrebbe essere stato
avventato nel concludere che i recenti cambiamenti climatici sono
principalmente causati dalle emissioni di gas serra di origine
antropica. Lo studio
di 23 esperti nei campi della fisica solare e della
scienza del clima, provenienti da 14 diversi Paesi, è stato
pubblicato sulla rivista Research in Astronomy and Astrophysics
(RAA). Lo studio, che è il più completo finora, conduce un’analisi
dei 16 set di dati più importanti sull’attività solare, inclusi
quelli usati dall’IPCC. I ricercatori li hanno messi a confronto
con 26 diverse stime delle tendenze delle temperature nell’emisfero
settentrionale dal XIX secolo (suddivise in 5 categorie).
Gli esperti si sono concentrati sull’emisfero nord poiché i
dati disponibili per l’inizio del XX secolo sono molto più
limitati per l’emisfero meridionale, ma i loro risultati possono
essere generalizzati per le temperature globali.
Lo studio ha svelato che gli scienziati arrivano a conclusioni
opposte sulle cause dei recenti cambiamenti climatici a seconda dei
set di dati considerati. Per esempio, i grafici a sinistra nella
figura a lato portano alla conclusione che i cambiamenti nelle
temperature globali dalla metà del XIX secolo sono dovuti
principalmente alle emissioni provocate dall’uomo, soprattutto
l’anidride carbonica, ossia la conclusione dei report dell’IPCC.
Al contrario, i grafici nella parte destra della figura hanno portato
alla conclusione opposta, ossia che i cambiamenti
nelle temperature globali da metà del XIX secolo sono
prevalentemente dovuti a cicli naturali,
principalmente ai cambiamenti a lungo termine nell’energia
emessa dal sole.
E
ntrambi
i set di grafici sono basati su dati scientifici pubblicati, ma
ognuno utilizza set di dati diversi e premesse diverse. Nei grafici a
sinistra, si considera che le registrazioni di temperatura
disponibili non sono influenzate dal problema delle isole di
calore urbane e quindi sono utilizzate tutte le stazioni
meteorologiche, sia quelle situate in zone urbane che quelle
collocate in aree rurali. Nei grafici a destra, sono utilizzate solo
le stazioni meteorologiche situate in zone rurali, quelle in
cui non interferisce quindi l’alterazione climatica dovuta alle
attività umane locali (centri abitati, cemento, asfalto etc.). A
sinistra, l’attività solare è modellata
utilizzando il set di dati a bassa variabilità che è stato scelto
per il 6° Assessment Reports dell’IPCC. Questo implica un
contributo nullo dei fattori naturali al riscaldamento a lungo
termine. A destra, l’attività solare è modellata utilizzando un
set di dati ad alta variabilità, usato dal team responsabile dei
satelliti di monitoraggio del sole ACRIM della NASA. Questo implica
che la maggior parte, se non la totalità, dei cambiamenti di
temperatura a lungo termine è dovuta a fattori naturali.
“Le stime standard che utilizzano le stazioni urbane e
rurali erano alquanto anomale poiché implicavano un riscaldamento
molto più grande negli ultimi decenni rispetto ad altre stime,
suggerendo che il bias dell’urbanizzazione potrebbe ancora essere
un problema negli attuali set di dati delle temperature globali”,
scrivono gli autori dello studio. “Tuttavia, tutte e 5 le stime
confermano che attualmente è più caldo rispetto alla fine del XIX
secolo, ossia che c’è stato un certo “riscaldamento globale”
dal XIX secolo. Per tutte e 5 le serie di temperature per l’emisfero
nord, le diverse stime dell’irraggiamento solare totale
suggeriscono” risultati che vanno dal “nessun ruolo del
sole negli ultimi decenni (che implica che il recente riscaldamento
globale è prevalentemente causato dall’uomo) alla maggior parte
del recente riscaldamento globale dovuta a cambiamenti nell’attività
solare (ossia che il recente riscaldamento globale è prevalentemente
naturale). Il report AR5 dell’IPCC sembra aver cercato di superare
questo problema, ignorando quei set di dati che davano risultati
contrastanti. Sembra che gli studi precedenti (inclusi i report
dell’IPCC più recenti), che avevano avventatamente concluso la
prima opzione, lo avessero fatto perché non sono riusciti a
considerare in maniera adeguata tutte le stime rilevanti
dell’irraggiamento solare totale e/o ad affrontare in maniera
soddisfacente le incertezze ancora associate alle stime delle
tendenze delle temperature nell’emisfero nord”, concludono
gli esperti nel loro studio.
“Nel titolo di questo studio, abbiamo chiesto “Quanto il
sole ha influenzato le tendenze delle temperature nell’emisfero
nord?”. Tuttavia, dovrebbe ora essere evidente che, nonostante la
sicurezza con cui molti studi sostengono di aver risposto alla
domanda, non è ancora stata trovata una risposta
soddisfacente. Considerate le molte valide opinioni
scientifiche dissidenti che rimangono sull’argomento, sosteniamo
che i recenti tentativi di forzare un apparente consenso scientifico
(inclusi i report dell’IPCC) su questi dibattiti scientifici sono
avventati e di nessun aiuto per il progresso scientifico. Speriamo
che l’analisi in questo studio incoraggi e stimoli ulteriori
analisi e discussioni”, concludono gli autori dello studio.
“L’IPCC ha il compito di trovare un consenso sulle cause
dei cambiamenti climatici. Comprendo l’utilità politica di avere
una visione consensuale in quanto rende le cose più semplici per i
politici. Tuttavia, la scienza non funziona per consenso. La scienza,
infatti, ha maggior successo quando agli scienziati è permesso di
non essere d’accordo tra loro e di indagare le varie ragioni del
disaccordo. Temo che considerando solo i set di dati e gli studi che
supportano la narrativa scelta, l’IPCC abbia seriamente ostacolato
il progresso scientifico nel comprendere le cause dei recenti e
futuri cambiamenti climatici. Sono particolarmente turbato dalla loro
incapacità di spiegare in maniera soddisfacente le tendenze delle
temperature rurali”, afferma il Dott. Ronan Connolly (Center
for Environmental Research and Earth Sciences (CERES), autore
principale dello studio.
“Il possibile contributo del sole al riscaldamento globale
del XX secolo dipende in gran parte dalle specifiche registrazioni
climatiche e solari adottate per l’analisi. Il problema è
fondamentale perché le attuali affermazioni dell’IPCC secondo cui
il sole ha avuto un effetto trascurabile sul riscaldamento climatico
post-industriale sono fondate solo sulle previsioni dei modelli di
circolazione globale che sono messe a confronto con le registrazioni
climatiche, probabilmente influenzate da bias non climatici (come
quelli relativi all’urbanizzazione) e che sono prodotte utilizzando
le funzioni del forcing solare, che sono ottenute con registrazioni
dell’irraggiamento solare totale che presentano la variabilità
secolare più piccola (mentre ignorano gli studi solari che indicano
una variabilità solare molto più grande). La conseguenza di un
simile approccio è che la componente naturale dei cambiamenti
climatici è minimizzata, mentre quella antropogenica è
massimizzata. Gli scienziati del clima e del sole troveranno lo
studio pubblicato su RAA utile e opportuno, poiché sottolinea e
affronta proprio questo problema”, commenta Nicola
Scafetta, Professore di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera
all’Università Federico II di Napoli.
“Al contrario dei risultati dell’IPCC, le osservazioni
scientifiche degli ultimi decenni hanno dimostrato che non c’è una
“crisi dei cambiamenti climatici”. Il concetto che è devoluto
nell’ipotesi fallita del riscaldamento globale antropogenico da CO₂
si basa su previsioni imperfette dei modelli di circolazione globale
imprecisi del 1980 che non sono riusciti ad abbinare i dati
osservazionali sia prima che dopo la loro realizzazione. Il clima
della Terra è determinato principalmente dalla radiazione che riceve
dal sole. La quantità di radiazione solare che la Terra riceve ha
variabilità naturali causate sia dalle variazioni nella quantità
intrinseca di radiazione emessa dal sole sia dalle variazioni nella
geometria Terra-sole causate dalle variazioni di orbita e rotazione
planetaria. Queste variazioni naturali insieme fanno sì che
l’irraggiamento solare totale sulla Terra vari in maniera ciclica
su una serie di periodicità conosciute, che sono sincronizzate con
cambiamenti climatici passati conosciuti”, ha affermato
Richard C. Willson, Principal Investigator
responsabile della serie ACRIM della NASA.