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Partecipazione all’infinità di Dio



14 maggio 2021
Partecipazione all’infinità di Dio
Teologia della Libertà.

Teologia della Libertà

Parte 2

Partecipazione all’infinità di Dio

“La libertà è superiore alle idee, il volere è superiore al conoscere, e dicendo superiore non dico che sia in alto: è in alto, è in mezzo, è in basso: dappertutto. Dove vibra un’esigenza umana vibra un’esigenza di volere, un’esigenza di libertà”1.


Cos’è la libertà per l’uomo d’oggi? Fabro la definisce come “un abisso che non ha eguale”. E nel tentativo di spiegarne la dinamica scrive che “la volontà si muove lungo la scia di luce che l’intelligenza le proietta dinanzi. V’è un momento tuttavia in cui la volontà ha bisogno oltre che di luce, di energia impulsiva al primo slancio verso il bene”. È così che la volontà “trascina all’azione anche l’intelligenza” quando “si attua nel ‘salto’”. Infatti “ogni decisione comporta ‘il rischio’ simultaneo, perché mai definitivamente superato, di perdersi e di salvarsi. La libertà è possibilità di possibilità, aperta a tutti gli imprevisti; e non si decide per una possibilità che non resti nel suo fondo aperta a tutte le altre di bene e di male, nessuna esclusa. Fin quando c’è attimo di vita, nessuna posizione è disperata: basta un attimo per decidere e salvarsi”. Ma la “prima condizione per non smarrirsi è di prendere, con animo virile, una consapevolezza quanto più possibile salda e ben orientata”2. Perché è l’orientamento, verso Dio o verso le creature, ciò che decide del destino di un uomo.


Fabro sottolinea che “la libertà è l’essenza stessa dello spirito, la più alta partecipazione dell’uomo alla natura di Dio di fronte alla quale Dio stesso sta come in attesa ed in ascolto per la risposta di amore da parte dell’uomo come nell’Annunciazione dell’Angelo a Maria”. La stessa Incarnazione si è verificata grazie all’atto di libertà di Maria che, con il suo Fiat di fronte al sorprendente Annuncio dell’Angelo, ha permesso che il Verbo di Dio, la Seconda Persona della Trinità, si facesse carne e scendesse presso di noi per redimere i peccati degli uomini3.

Sublime in tal senso la meditazione che ci offre S. Caterina da Siena nelle sue elevazioni sul Mistero dell’Annunciazione: “In te, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e la libertà dell’uomo; perché dopo la deliberazione di tanto e sì grande consiglio, è mandato a te l’angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino, e cercare la volontà tua; e non discese nel ventre tuo il Figliolo di Dio, prima che tu consentissi con la volontà tua. Aspettava alla porta della tua volontà, che tu gli aprissi, ché voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: Ecco l’ancella del Signore, sia fatto a me secondo la parola tua”.

Ed è così che l’Incarnazione stessa si fonda su un supremo atto di libertà da parte della più sublime delle creature, la Vergine Maria. Quella giovane figlia d’Israele, inviolata e castissima, di fronte al sorprendente Annuncio dell’Angelo avrebbe potuto dire no, è impossibile, non capisco come possa concepire e partorire visto che “non conosco uomo”. E invece, nonostante il suo intelletto non possa comprendere il miracolo che si sta per compiere, e che permetterà all’umanità di trovare, attraverso il Redentore, un riscatto dalla condizione di peccato originale in cui l’ha gettato Adamo, la sua volontà accetta, dice il fatidico “Fiat”, si sottomette in tutta libertà e abbandono in Dio, in timore e tremore: “Fiat mihi secundum verbum tuum”. In questo modo Maria permette che si compia il disegno divino: “Et Verbum caro factum est”. Grazie a un atto di libertà gratuito, “è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc., 2,11).


La conformità del nostro volere con la volontà divina, ad imitazione di Maria, rende l’idea della decisione radicale che guida l’esistenza nel tormentato cammino terrestre: “Come la libertà partecipa all’infinità di Dio così che l’uomo può decidere della qualità del suo essere con Dio nella scelta del bene e contro Dio con la conversio ad creaturas, così con la libertà l’uomo “dirime” la sua eternità e la qualità della vita che l’attende dopo la morte. La vita dopo la morte si presenta come l’attuazione compiuta della sua libertà, la realizzazione della sua decisione radicale: o con Dio, gli Angeli e i Santi o contro Dio e senza Dio con gli Angeli ribelli e con coloro che si sono curvati sul finito nella reduplicazione del proprio io”4.


(Continua)



di Andrea Colombo

1 Libro dell’esistenza e della libertà vagabonda, Piemme 2000, Aforisma 238, p.53. Raccolta pubblicata postuma di aforismi tratti dalle lezioni all’Università di Perugia (1967-1981)

2 La religiosità della filosofia, “Archivio di Filosofia”, I-II 1943

3 Gratia plena (Lc. 1,28) – “La pienezza della grazia di Maria ha il fondamento di un rapporto trinitario diretto, non necessario-personale come nel Verbo Incarnato, ma libero-esistenziale come Madre del Verbo Incarnato procedente dal Padre”, La partecipazione di Maria alla Grazia di Cristo secondo san Tommaso, “Ecclesia Mater” (EM) 3,1974

4 La libertà umana e l’eternità dell’inferno in Sören Kierkegaard, EM 3, 1971


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