“Coprifuoco
incostituzionale”. E il giudice
gli toglie la multa e
condanna la prefettura a pagare le spese processuali
Come
nella favola di Andersen è il bambino che dice “il re è nudo”,
qui a far cadere la maschera dell’incostituzionalità del coprifuoco è uno
studente di giurisprudenza...
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Un
giovane non ancora laureato riesce a far togliere la multa ad un
amico sanzionato per aver violato il coprifuoco
Ecco
il ricorso che certo farà discutere. E forse farà anche scuola. Non
capita infatti tutti i giorni che un giovane studente di
giurisprudenza al secondo anno, ancora non laureato, riesca a battere
la prefettura di fronte al giudice di pace. C’è riuscito Marco
Dialuce, 21 anni, che aveva preso le difese di un amico multato per
aver violato il coprifuoco imposto dalle regole del coronavirus. Ma
la vera notizia, in attesa di avere le motivazioni della sentenza,
sta soprattutto nelle argomentazioni sostenute dall’avvocato-in-erba
di fronte al magistrato. Perché tutto si basa su una convinzione:
“Il coprifuoco è incostituzionale”,
dice lui. E chissà se ha davvero ragione.
Tutto
inizia alle 1.12 di notte del 4 febbraio scorso. Un giovane di
Pioraco, nel Maceratese,
viene pizzicato da una gazzella dei locali carabinieri in barba al
coprifuoco imposto dal dpcm del 14 gennaio. I militari lo
identificano e mettono a verbale la sincera giustificazione del
ragazzo: “Ero dalla mia ragazza”, che peraltro abita a poche
centinaia di metri dalla sua. I carabinieri però non si muovono a
compassione e staccano una multa salata da 533,33 euro. Mica poco. Le
possibilità a quel punto sono due: pagare entro cinque giorni e
assicurarsi uno sconto, magari dividendo i 373,33 euro con la
fidanzatina;
oppure adire le vie del giudice di pace di Camerino.
Il
giovane sceglie il ricorso e invece di affidarsi a un costoso
avvocato, chiede ad un amico studente di aiutarlo. “L’ho potuto
fare ai sensi dell’articolo 317 del codice di procedura civile -
spiega Dialuce al Giornale.it
- che permette a chi viene sanzionato con multe inferiori ai 1.100
euro di essere rappresentato da una persona di fiducia, anche se non
è iscritto all’ordine degli avvocati”. Il legale-per-caso si
mette subito al lavoro e formula in due pagine A4, che ilGiornale.it
può mostrare, la sua arringa contro la multa
e contro le limitazioni imposte dal governo. Per Dialuce “la
sanzione
è illecita”
perché “l’obbligo di permanenza domiciliare che sia totale o
circoscritto alle ore notturne come il coprifuoco è completamente
illegittimo”. Il motivo? Si tratta di una “limitazione della
libertà personale” che lede l’articolo 13 della Costituzione e
che “non è attuabile attraverso un atto amministrativo come un
Dpcm”.
Dialuce
trae spunto da altre sentenze sull’“illegittimità dell’intera
legislazione emergenziale”, come quelle di un paio di giudici di
Frosinone e Roma. “Il nostro dettato costituzionale - argomenta -
non prevede lo stato di emergenza per situazioni di rischio sanitario
da agenti virali trasmissibili, ma solo in caso di guerra”.
Inoltre, visto che “non è stato il Parlamento a deliberarlo e a
conferire al governo i poteri peculiari necessari”, lo stato di
emergenza “è illegittimo sia dal punto di vista formale che
sostanziale”. Sarebbe servita una legge delega apposita, mentre qui
“il governo si è auto-delegato assumendo poteri straordinari con
deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, per poi
emanare Dpcm a profusione anche dopo il termine della complicata
prima ondata pandemica in piena violazione dell’artico 77 della
Costituzione”.
Ma
torniamo al coprifuoco. Per l’avvocato-non-ancora-avvocato
ci sono alcuni casi, in base all’articolo 16 della Carta, in cui le
limitazioni alla libertà di circolazione sono possibili. Tuttavia
possono riguardare solo l’accesso a determinati luoghi o
“circoscritte zone geografiche”, ma “giammai comportare un
obbligo di permanenza domiciliare”. Non solo. Dialuce ritiene che
l’obbligo di rimanere barricato in casa per motivi di sicurezza e
sanità devono essere adottate con atti aventi forza di legge (non
dpcm), e comunque non possono essere un “divieto generalizzato”
perché “altrimenti si viola la libertà personale”. “In
pratica - spiega al Giornale.it - ci possono impedire di
andare vicino l’Etna quando erutta, ma non vietarci in generale di
uscire di casa dalle 22 alle 6 del mattino”. E visto che “è
indiscusso che l’obbligo di permanenza domiciliare”, cioè il
coprifuoco, “costituisca una misura restrittiva”
della libertà individuale, per disporlo serve “un atto motivato
dell’autorità giudiziaria” all’interno di un procedimento
penale . Non può insomma disporlo il governo. Almeno secondo
l’avvocato in erba.
Argomenti
che sembrano aver convinto il giudice di pace del
Maceratese, che ha anche condannato la Prefettura, in quanto
rappresentante del governo in provincia, a compensare le spese
processuali. Dunque, un plauso ai due coraggiosissimi ragazzi. Per
troppi mesi i nostri giovani sono stati dipinti come degli untori,
dei superficiali che pensavano solo agli aperitivi e ai festini e
mettevano in pericolo i loro familiari più anziani. Questa vicenda,
invece, dimostra che forse è proprio da loro che potrebbe partire la
battaglia per riconquistare le nostre libertà negate. E bravo anche
al giudice di pace. Peraltro, non è la prima volta che le toghe
fanno giustizia. Qualche settimana fa, a Milano, era
stato assolto un ventiquattrenne, perché “non c’è obbligo di
verità” nelle autocertificazioni. E un’analoga sentenza
aveva salvato una coppia di Reggio Emilia. In quella circostanza,
anzi, il giudice aveva anche precisato che il dpcm del marzo 2020,
che aveva “battezzato” le autodichiarazioni, era
caratterizzato da una “indiscutibile illegittimità”. E allora,
cari lettori, fate valere anche voi i vostri diritti. Perché
#ioil22nonlovoglio